Il 19 marzo del 1933 nasceva Philip Roth, uno scrittore che ha inciso profondamente sulla cultura e sul modo di conoscere l’America nel resto del mondo. Oggi scopriamo 5 curiosità sulla sua vita, includendone una che molto probabilmente saprete già se siete suoi appassionati lettori.
Il debutto di Philip Roth coincide con la pubblicazione di Lamento di Portnoy, che suscitò non poco scalpore al momento dell’uscita. Perché, vi chiederete? Il romanzo in questione, suddiviso in sette capitoli, parla delle sedute psicanalitiche di Alexander Portnoy, un uomo nevrotico ed erotomane. Una trama non proprio ben vista negli anni della sua pubblicazione.
Nel 2008 Philip Roth decise di smettere di scrivere: gli sembrava di essere arrivato al capolinea, di non avere più storie da raccontare. In un’intervista ha poi dichiarato che poco dopo la sua decisione andò a vedere una mostra e di aver fatto lo stesso anche il giorno dopo. Il terzo, cosa avrebbe fatto? E così riprese a scrivere. Altre volte dichiarò di non avere più intenzione di scrivere, ma la decisione finale di dire addio alla letteratura arrivò solo nel 2012, quando decise di ritirarsi nella sua casa in Connecticut.
Gli eroi di Roth non sono dei loser, ma dietro il loro successo si annida la trappola della caduta: il tanto osannato sogno americano è eroso da crepe, contraddizioni, angosce. E soprattutto fantasmi: fantasmi ebraici (e nello Scrittore fantasma compare anche quello di Anna Frank), politici e naturalmente sessuali: l’eros è intimamente connesso alla catastrofe e il cuore, a differenza del corpo, non conosce nessuna liberazione sessuale, solo vincoli e ambivalenze insanabili.
Nei suoi romanzi Philip Roth sceglie di volta in volta diverse strategie per presentare la voce narrante delle storie; talvolta è una prima persona, altre volte un narratore onnisciente che non interviene nel racconto. Spesso, tuttavia, con i suoi romanzi presenta anche diverse facce della sua individualità con svariati alter ego: una prima volta è Alexander Portnoy, a volte si presenta come Philip Roth stesso, un’altra è Natahan Zuckerman (protagonista di Zuckerman scatenato), un’altra volta ancora è Peter Tarnapol (nel romanzo La mia vita di uomo), successivamente Roth si cela dietro David Kepesh (dell’Animale morente).
A partire dagli anni Duemila a ogni edizione del premio Nobel il toto nomi includeva sempre quello di Philip Roth. Eppure lo scrittore, cha ha vinto moltissimi altri premi, come il premio Pulitzer nel 1998 per Pastorale Americana, non ha mai ricevuto un premio Nobel.