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Stefan Samuel Zweig nasce il 28 novembre del 1881 a Vienna, al tempo capitale dell’Impero austro-ungarico, era la Vienna di Francesco Giuseppe, di Freud, di Klimt, di Musil: la capitale di quell’Austria felix che due guerre mondiali avrebbero distrutto per sempre e che lo stesso Zweig avrebbe descritto con intensa commozione nel suo ultimo capolavoro, Il mondo di ieri. E’ secondogenito di Ida, un’italiana proveniente da una famiglia di banchieri, e di Moritz, un’industriale. Cresce in un’agiata famiglia ebraica. Vive un’adolescenza influenzata dalle condizioni economiche favorevoli della sua famiglia, lasciandosi contagiare dalla vivacità intellettuale e artistica della sua città, pur non amando molto la scuola, che reputa noiosa e monotona.
Già al liceo Stefan scrive le sue prime poesie, che risentono dell’influenza di autori come Rainer Maria Rilke e Hugo von Hofmannsthal. Pur interessandosi poco delle questioni sociali e politiche del suo tempo, nel 1900 si iscrive all’università per studiare filosofia, prima di trasferirsi un paio di anni più tardi a Berlino.
Nel frattempo, ha avuto l’opportunità di pubblicare il suo primo libro di poesie, intitolato “Corde d’argento”. Nel 1904 si laurea, grazie a una tesi dedicata al pensiero di Hippolyte Taine. Nello stesso anno dà alle stampe una raccolta di novelle intitolata “L’amore di Erika Ewald”
Conclusi gli studi viaggia in tutta Europa approfittando del sostegno dei genitori. Si ferma dapprima a Parigi e poi a Londra, avendo l’opportunità di conoscere, tra gli altri, Hermann Hesse, Georges Duhamel, Emile Verhaeren e Auguste Rodin.
Divenuto famoso grazie alla pubblicazione su un giornale viennese, la “Neue Freie Press“, di saggi, novelle e articoli, Stefan Zweig si dedica alla scrittura di drammi e racconti, ma anche di traduzioni di novelle e di poesie di autori come Paul Verlaine e Camille Lemonnier.
Nel 1906 Zweig pubblica “Die fruehen Kraenze“, una raccolta di poesie, seguita l’anno successivo dal dramma “Tersites”.
Sul finire del decennio compie un viaggio in Asia, mentre nel 1911 si sposta in America. Dopodiché, tornato in Europa, stringe una solida amicizia con Romain Rolland e ha modo di conoscere Friderike Maria von Winternitz, una donna già sposata ma che in seguito diventerà sua moglie.
Intanto Stefan Zweig si concentra sulla scrittura di opere teatrali: vengono rappresentati i drammi “Das Haus am Meer” e “Der verwandelte Komoediant“. La produzione di novelle si concretizza con la pubblicazione di “Un bruciante segreto” (“Brennendes Geheimnis“, in lingua originale) e “Mondscheingasse“.
Dopo essere stato in Belgio, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Stefan torna a Vienna, e una volta concluso il conflitto bellico si sposta in Svizzera, tra Zurigo e Ginevra, entrando in contatto con Ferruccio Busoni e James Joyce.
Dopo aver scritto “Jeremias“, dramma influenzato dall’esperienza della guerra, si concentra sulla raccolta di biografie “Drei Meister“, che contiene la narrazione delle vite di Dostoevskij, di Dickens e di Balzac. Quindi fa ritorno in Austria decidendo di stabilirsi con Friderike, sposata nel 1920, a Salisburgo.
Da questo momento in avanti Stefan Zweig ottiene un notevole successo come scrittore, soprattutto grazie alle novelle “Brief einer Unberkannten” e “Amok“, che vengono pubblicate nel 1922.
Nel 1925 scrive “La lotta col demone – Hölderlin, Kleist, Nietzsche” (“Der Kampf mit dem Daemon“, in lingua originale). L’anno successivo adatta per il teatro “Volpone”, celebre romanzo di Ben Jonson.
Nel 1927 scrive le novelle raccolte in “Sovvertimento dei sensi” (“Verwirrung der Gefuehle“, in lingua originale), mentre la raccolta di miniature storiche “Momenti fatali. Quattordici miniature storiche” (“Sternstunden der Menschheit. Vierzehn historische Miniaturen“) arriva a una tiratura di 250mila copie.
Poco dopo, Zweig pubblica un’altra collezione di biografie, denominata “Dichter ihres Lebens“, con le vite di Tolstoj, di Stendhal e di Casanova. Nel 1929 dà alle stampe “Fouché. Ritratto di un uomo politico” (“Joseph Fouché. Bildnis eines politischen Menschen“). E’ la sua prima grande biografia, in cui fornisce un quadro dettagliato dell’epoca napoleonica sperando che funga da ammonimento per la situazione contemporanea.
La seconda grande biografia è “Maria Antonietta – Una vita involontariamente eroica“, pubblicata nel 1932. E’ considerato il maggiore successo letterario di Zweig.
Lo scrittore fu certamente il più celebre autore in lingua tedesca d’ Europa tra gli anni Venti e Quaranta. In seguito, la sua fama declinò a poco a poco, ma recentemente la sua figura è stata riscoperta e nuovamente apprezzata, grazie a una serie di film e spettacoli teatrali ispirati dalle sue opere, come Grand Budapest Hotel di Wes Anderson e Una promessa di Patrice Leconte del 2014, Stefan Zweig: Farewell to Europe di Maria Schrader del 2016 o Les derniers jours de Stefan Zweig di Gérard Gélas, tratto dal best-seller omonimo di Laurent Seksik, tradotto contemporaneamente in dieci lingue diverse.
Nel 1933 le sue opere vengono bruciate dai nazisti: tale episodio lo accomuna a personalità del calibro di Thomas Mann, Albert Einstein e Sigmund Freud. L’anno successivo, pertanto, Zweig decide di lasciare l’Austria, senza la sua famiglia, e di raggiungere Londra.
Nel 1938 Stefan Zweig chiede la cittadinanza inglese dopo che il Terzo Reich ha annesso l’Austria, e nello stesso periodo si separa dalla moglie. L’anno seguente, infatti, si sposa con Lotte Altmann, segretaria appena ventiduenne con cui nel 1940 parte per New York, abbandonando definitivamente l’Europa.
Nel 1941 si trasferisce in Brasile, a Petròpolis, dove morirà un anno dopo.
Il 22 febbraio 1942, a Petrópolis, settanta chilometri da Rio de Janeiro, Stefan Zweig si uccise con la moglie. Aveva sessantun anni. E’ stato uno scrittore, poeta, drammaturgo e biografo austriaco perseguitato dal destino, sopravvivendo a due Guerre Mondiali, alle ispezioni della polizia, agli insulti degli antisemiti, all’odio dei Nazisti.