Il 26 novembre del 1865, su indicazione dei numerosi amici che gli raccomandavano di far stampare il manoscritto e renderlo accessibile a un pubblico più vasto, Lewis Carroll pubblicò per la prima volta Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, uno dei più famosi libri fantasy di sempre. Carroll aveva avuto l’idea durante una gita in barca nei pressi di Oxford, in Gran Bretagna, con tre bambine: Lorina, Edith e Alice. Fu proprio quest’ultima a ispirare l’autore. Il libro racconta la storia di una bambina, Alice appunto, che si addormenta e sogna di seguire un coniglio bianco in un mondo fantastico, che contraddice le leggi fisiche di quello reale, pieno di personaggi incredibili e paradossali: il mondo, appunto, delle meraviglie.
Lewis Carroll è lo pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson, matematico e scrittore inglese nato nel 1832 e morto nel 1898. Lo pseudonimo è un gioco di parole fra i suoi due nomi di battesimo: Charles (Carolus in latino) è diventato Carroll; Lutwidge (Ludovicus in latino) è diventato Lewis. È molto probabile che Lewis Carroll soffrisse di un particolare disturbo neurologico che causava allucinazioni e distorsioni nella forma degli oggetti, facendoli sembrare molto più piccoli o molto più grandi (un tema ricorrente, nel libro). Il disturbo, scoperto e spiegato nel 1955 dallo psichiatra inglese John Todd, è anche conosciuto come l’Alice in Wonderland Syndrome.
La prima versione del libro che poi diventò Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie fu scritto prima del Natale del 1864, appositamente per una bambina di nome Alice Liddell. Come intestazione di quella prima copia Carroll scrisse: «Come regalo di Natale a una cara bambina in memoria di un giorno d’estate» (vedere foto). Carroll e Liddell rimasero amici per anni, fino a che lei non partì per viaggiare in Europa: i due, negli anni, smisero poi di frequentarsi. In alcune occasioni successive Carroll disse anche che Alice Liddell fu solamente una fonte di ispirazione per l’Alice protagonista della sua storia. Un particolare notevole: la protagonista del libro è bionda, e così per anni è stata rappresentata in molte illustrazioni (e anche nel famoso film di animazione della Disney). Ma Alice Liddell, la bambina a cui Carroll si ispirò per il suo libro, in realtà era mora.
Esiste un seguito di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie: si intitola Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò e fu scritto da Carroll nel 1871. La storia è ambientata sei mesi dopo la fine del primo libro ed inizia con Alice che incuriosita da uno specchio nel suo salotto scopre di poterci passare attraverso. Mentre il primo libro è ricco di riferimenti alle carte da gioco, il secondo si concentra invece molto sul gioco degli scacchi. Nel dodicesimo e ultimo capitolo di Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò c’è anche un riferimento ad Alice Liddell: si tratta di un acrostico, un testo in cui le prime lettere di ogni riga compongono una parola di senso compiuto. L’acrostico contenuto nel dodicesimo capitolo forma – in inglese – le parole “Alice Pleasance Liddell” (Pleasance è il secondo nome della “vera” Alice).
Il Coniglio Bianco (o bianconiglio, a seconda delle traduzioni), è il più famoso personaggio incontrato da Alice nel suo viaggio: è proprio per cercare di seguirlo nella sua tana che Alice arriva nel Paese delle Meraviglie, alle porte del quale abita il coniglio con una cameriera di nome Marianna (per cui Alice viene scambiata). Il Bianconiglio è una sorta di Araldo della regina di cuori, non si mostra mai particolarmente interessato ad Alice, ed è particolarmente famoso per ripetere spesso l’espressione «È tardi, è tardi!». Nella lingua inglese contemporanea, il Bianconiglio è diventato sinonimo di un evento inaspettato e particolarmente rivelatore.
Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie è un libro ricco di dialoghi e di frasi incisive, che col tempo sono diventate molto famose. Abbiamo scelto quelle più significative, che vi riproponiamo.
“Tagliatele la testa!”
è la frase che meglio rappresenta il personaggio della Regina di Cuori, tanto che ogni volta che la sentiamo non possiamo fare a meno di visualizzare il suo volto rosso di rabbia.
Un giorno Alice arrivò a un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero. “Che strada devo prendere?” chiese. La risposta fu una domanda: “Dove vuoi andare?” “Non lo so”, rispose Alice. “Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza.”
È uno dei dialoghi più famosi del libro, quello tra Alice e lo Stregatto, un personaggio molto rappresentativo dell’ambiguità del testo: è enigmatico e sempre al di sopra delle parti, mai a favore o mai contro nessuno. Anche nel film di animazione della Disney lo Stregatto è rimasto uno dei personaggi più buffi e ambigui di tutta la vicenda.
“Non posso tornare a ieri perché ero una persona diversa allora”
dice Alice, riferendosi ai continui mutamenti del suo corpo nel Paese delle Meraviglie. Col tempo questa frase è diventata il simbolo delle costante mutabilità della natura umana.
“Ma io non voglio andare fra i matti”, osservò Alice. “Bè, non hai altra scelta”, disse il Gatto “Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.” “Come lo sai che sono matta?” Disse Alice. “Per forza,” disse il Gatto: “altrimenti non saresti venuta qui.”
Fin dalle sue prime edizioni il libro è stato accompagnato da una serie di illustrazioni molto belle, diventate nel tempo famose e riconoscibili. La primissima versione del libro, che Carroll regalò ad Alice Liddel e che era ancora un manoscritto, fu illustrata dallo stesso Carroll. Per la pubblicazione le illustrazioni vennero però affidate a John Tenniel, che realizzava prevalentemente vignette satiriche. Da allora quelle di Tenniel sono sempre state considerate le illustrazioni ufficiali di Alice nel Paese delle Meraviglie, a cui se ne sono aggiunte molte altre, altrettanto belle, come per esempio quelle di Salvador Dalì.
In tutti questi anni Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie ha ispirato svariate trasposizioni cinematografiche (fra cui, fra le più famose, quella della Disney e il film uscito nel 2010 diretto da Tim Burton). Ma la prima in assoluto, che durava poco meno di 10 minuti, fu realizzata in Gran Bretagna più di 100 anni fa, nel 1903. Nei primi anni del Novecento il cinema era ancora ai suoi inizi e ci furono molti problemi nel rappresentare le numerose stranezze del Paese delle meraviglie: il film è ancora oggi studiato per il suo utilizzo degli effetti speciali.
Dagli anni ’60 in poi sono state numerose le canzoni che hanno tratto ispirazione dalle avventure di Alice, tra cui la celebre White Rabbit dei Jefferson Airplanes. Più che nei testi delle canzoni l’atmosfera di Alice e del suo mondo si percepisce soprattutto in alcuni videoclip, come in quello di What you waiting for? di Gwen Stefani.