– ROMA, 09 MAG – DOMITILLA CALAMAI, MARCO CALAMAI DE MESA, ‘IL CORSARO EBREO’ (LA LEPRE, PP. 160, EURO 16) Dai Malavoglia al Gattopardo alla Casa degli spiriti: le saghe familiari conquistano lettori in cerca di trame robuste. In questo filone letterario s’inserisce ‘Il corsaro ebreo’, titolo salgariano per un intreccio di vero e fantastico. Il libro scritto a quattro mani da padre e figlia, Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa, è il terzo capitolo di una trilogia iniziata con ‘La mantella rossa’, ambientato alla fine del Quattrocento, quando i Re Cattolici con la conquista del regno di Granada pongono fine a otto secoli di presenza araba nella Penisola iberica; il secondo volume della serie è ‘La gatta della Regina’, che si svolge nei primi anni Venti del Cinquecento.
La trilogia inizia con Diego, antenato degli autori. Diego portò la famiglia dall’Andalusia a Tenerife, dove guidò la cavalleria alla conquista dell’ultima isola delle Canarie ancora nelle mani del popolo guanche. Le vicende hanno inizio nel 1492 e si concludono alla fine degli anni Trenta del Cinquecento.
‘Nel tentativo di riscoprire parte delle nostre origini ci siamo trovati avvolti in un’epoca densa di eventi, di intrecci paralleli, di trame a cui non ci è stato possibile sottrarci’, spiegano i Calamai.
‘ Il corsaro ebreo’ segue le vicende del figlio maggiore di Diego e Clara, Álvaro, abile uomo d’affari sposato con Camilla Delfino. Álvaro si colloca tra la corte di Carlo V e l’ambiente finanziario di Genova, grazie anche agli stretti rapporti con Andrea Doria. Il Mediterraneo è solcato da navi corsare al servizio dell’Impero ottomano, a caccia di ricchi bottini di merci e di uomini da impiegare come schiavi. Álvaro cade nelle mani di Uluch, corsaro ebreo, con cui sviluppa un intenso dialogo prima di essere incarcerato nella fortezza di Tunisi.
Personaggi di finzione o realmente esistiti occupano la scena di un’epoca segnata da scontri tra due imperi: quello cristiano di Carlo V e quello islamico di Solimano il Magnifico. .