(di Elisabetta Stefanelli) – ROMA, 26 GIU – ELENA DI CIOCCIO, CATTIVO SANGUE (Vallardi, pag.271 Euro 16,90).
Ora è concentrata sul dopo Elena Di Cioccio. Prima di tutto ”un testo che sto scrivendo per il teatro, uno stand up sullo stigma che voglio portare in scena in autunno dove posso raccontare la mia vita finalmente in totale libertà”. È questo che le ha dato prima di tutto l’esperienza di questo volume, quasi trecento pagine in cui racconta i tanti passaggi drammatici della sua pur breve vita. A 48 anni l’attrice ha infatti deciso di raccontare di essere sieropositiva da 21 anni, lo ha fatto in un monologo lo scorso marzo a Le Iene che anticipava l’uscita del volume ai primi di aprile: ”Dopo il suicidio di mia madre – Anita Ferrari che si è tolta la vita il 16 maggio del 2016 – ho capito che volevo dare una svolta in senso positivo alla mia esistenza se non volevo finire come lei.
La prima cosa era liberarmi di quel peso della malattia, che oramai grazie alle scoperte fatte dalla scienza, mi permette di fare una vita normalissima. Non sono più infetta, sto bene, ero stanca di dovermi sedere ogni volta davanti a qualcuno, a cena, davanti ad un caffè e trovare il coraggio di rivelarmi il mio segreto. Volevo dirlo a tutti insieme, una volta per tutti”.
Quindi una grande liberazione ma anche un modo di fare qualcosa per gli altri. ”Dopo la narrazione distorta degli anni Ottanta e Novanta, con quelle persone avvolte in un alone viola, dell’Aids non si è veramente più parlato. La medicina ha fatto passi avanti, ora si possono anche avere rapporti sessuali e fare figli senza mettere in pericolo nessuno, eppure nell’immaginario collettivo quell’alone viola maledetto non è mai scomparso del tutto. Questo è stato un grande peso per me”.
E scrive nel libro – presentato a Passaggi Festival a Fano – ”Oggi farei coming out immediatamente e chiederei aiuto a tutti, riservandomi il diritto di non fare sconti e mandare subitaneamente a fanculo chi volta le spalle”. Quindi fare una campagna di comunicazione, coì come Elena Di Cioccio fa nel libro anche nel caso della violenza sulle donne. Lei che è stata vittima di un rapporto patologico con un ragazzo, ed è riuscita anche qui ad uscirne con le sue gambe. Senza l’appoggio del padre, il leader della Pfm Franz Di Cioccio che recentemente ha avuto parole dure per lei. ”Non voglio parlarne, non voglio commentare sono anni che non ci parliamo, cosa voglia dire lui lo sa soltanto lui”, chiosa. Sullo sfondo il lavoro, una carriera travolgente che attraversa radio, tv, cinema e ora anche il libro – non nega – potrebbe diventare un film. ”Però io no ecco non voglio proprio interpretarlo perché voglio andare oltre, ora voglio viaggiare verso il sorriso”. .