(dell’inviata Mauretta Capuano) Storie di mare e di personaggi famosi, dimenticati o da scoprire come il fornaio naturalista Robert Dick, che si sono consacrati al suo mito. Gli abissi finora inesplorati che con la tecnologia lo sono sempre meno.
Racconta storie di meraviglie, ma anche di soprusi marini lo svedese Patrik Svensson, l’autore del bestseller Nel segno dell’anguilla (Guanda), arrivato al Festivaletteratura di Mantova con il suo secondo libro, L’uomo con lo scandaglio, pubblicato da Iperborea nella traduzione di Monica Corbetta.
Instancabile indagatore del mondo naturale, dice che “abbiamo perso il contatto con la natura” ma che sui cambiamenti climatici “abbiamo gli strumenti per agire anche in tempi brevi”. “Quest’estate siamo stati scioccati in tanti per il caldo terribile nel Mediterraneo. Sempre più persone capiscono che c’è una vera emergenza e che le conseguenze del cambiamento climatico non sono nel futuro, ma qui. Bisogna agire subito per diminuire le emissioni e la dipendenza dal carbon fossile. È una rivoluzione per tutta la comunità, ma abbiamo gli strumenti per farlo. La cooperazione internazionale esiste. Si possono cambiare le cose anche in tempi brevi” afferma Svensson che vive a Malmo con la famiglia. Greta Thunberg, svedese come lui, “è stata magnifica e la sua operazione, che ha creato un movimento in tutto il mondo contro il cambiamento climatico, è stata eccezionale, però non deve essere responsabilità dei giovani la diffusione di questa consapevolezza del problema. È una responsabilità che deve ricadere sui politici. Greta e il suo movimento devono servire per ricordare alla politica e al potere che devono affrontare il problema” afferma lo scrittore e giornalista alla sua prima volta al Festivaletteratura di Mantova.
Cosa pensa degli attivisti che imbrattano le opere d’arte per sensibilizzare sul clima? “È una tattica non molto efficace, che non ottiene grandi risultati, è un fallimento” spiega Svensson.
Un modo per recuperare il contatto con la natura è per lo scrittore “fare ricorso allo stupore. Dobbiamo andare incontro alla natura con lo sguardo dei bambini e non dobbiamo perderlo.
Questo stupore si può ricondurre da un lato alla conoscenza, dall’altro all’empatia. È necessario averli tutti e due” racconta Svensson che per il mare ha una fascinazione da quando era bambino e andava a pescare con suo padre. “Da allora oltre il 95 per cento della popolazione delle anguille è scomparsa. È solo un esempio di quello che sta succedendo nel mare, della feroce rivoluzione a cui stiamo assistendo. Dobbiamo essere consapevoli di quello che stiamo perdendo. Quello dell’anguilla è un esempio importante: capire che sta scomparendo spero sia per noi un momento di risveglio”. Quale peso può avere la scienza in tutto questo? “È vero che la scienza spesso non è brava a trasmettere stupore e meraviglia, ma d’altra parte è anche grazie a un aumento della conoscenze che possiamo arrivare a questo stupore. Per me il mare è importante anche perché del mare sappiamo pochissimo. Si stima che circa il 70% non sia esplorato. Ci sono migliaia di specie e forme di vita a noi ignote. Ma si stanno investendo molti soldi nello sfruttamento degli abissi marini che erano rimasti irraggiungibili e adesso non lo sono più tanto con la tecnologia. L’era industriale ci ha portato a una dipendenza da fonti fossili che se si interrompesse ci sarebbe una minaccia per le infrastrutture industriali ed è proprio questo l’aspetto preoccupante dell’evoluzione tecnologica”.
Romanzo d’avventura, memoir, indagine scientifica, L’uomo con lo scandaglio percorre anche la sfida di tenere insieme le diversità. Ci sarà il mare anche nel prossimo libro? “Ho appena cominciato le ricerche su un nuovo argomento. Può darsi anche che io strisci a terra, mi sono cullato abbastanza sulle onde del mare” dice scherzosamente Svensson.