(di Gina Di Meo) Mezzo secolo fa usciva il romanzo di consacrazione di Stephen King. ‘Carrie’ fu pubblicato il 5 aprile del 1974. Fu anche l’opera di esordio per lo scrittore statunitense originario del Maine. Il romanzo ruota intorno alle vicende di Carrie White, un’adolescente senza amici, bullizzata a scuola e vittima di una madre abusiva, una donna puritana affetta da turbe psichiche ed ossessionata dal peccato e dalla religione, che infligge quotidianamente alla figlia severe punizioni fisiche e morali. La ragazza è anche dotata di telecinesi, la capacità di spostare oggetti con il pensiero.
Carrie ha venduto milioni di copie, ha ispirato quattro film e si tramanda di generazioni in generazioni. In un editoriale per il New York Times la scrittrice Margaret Atwood ha scritto che si trattò e continua a trattarsi di un ‘fenomeno’. Negli anni ’90, fu anche uno dei libri più vietati nelle scuole degli Stati Uniti a causa dell’eccessiva violenza, la presenza di imprecazioni, sesso tra minorenni e la visione negativa della religione.
Inizialmente King cominciò a scrivere Carrie come un racconto breve per la rivista maschile, ‘Cavalier’ ma insoddisfatto della storia accartocciò le poche pagine scritte e le gettò in un cestino. Fu la moglie Tabitha, alla quale è anche dedicato il romanzo, ad incoraggiarlo a continuare e ad ampliare la storia.
“A Tabby – si legge nella dedica dello scrittore – che mi ha fatto entrare in questo incubo, e poi me ne ha fatto uscire”.
“Cosa mi intriga di Carrie? – scrive la Atwood nel suo articolo -. E’ uno di quei libri in grado di scavare nell’inconscio collettivo dell’epoca e della società”. Secondo l’autrice de ‘Il racconto dell’ancella’, le figure femminili con poteri quasi super naturali sembrano saltare fuori nella letteratura in epoche in cui si fa avanti la battaglia per i diritti delle donne. “Carrie – continua la Atwood – fu scritto agli inizi degli anni ’70 quando la seconda ondata del movimento femminile andava a tutto gas. Nel romanzo ci sono un paio di cenni a questa nuova forma di femminismo e lo stesso King disse di essere nervosamente consapevole delle implicazioni per gli uomini della sua generazione”. Billy Nolan, il cattivo in Carrie, rimanda ad esempio, all’uomo sbruffone, in atteggiamento da duro degli anni ’50.
Mezzo secolo dopo, il romanzo continua ad essere attuale e le tematiche esplorate, come sottolinea ancora Atwood, lo fanno percepire più che mai come ‘spaventosamente rilevante’.