(di Francesco De Filippo) ARIANNA MORTELLITI, QUEL FAZZOLETTO COLOR MELANZANA (Mondadori; 180 pag.; euro 18,50) Un giallo ad incastro, come scatole cinesi, si scoprono lentamente per poi schiudersi in modo accelerato svelando una realtà ben diversa da quella manifesta. E’ il lato oscuro collettivo di una piccola comunità quello che scopre Arianna Mortelliti nel suo secondo romanzo, “Quel fazzoletto color melanzana” (Mondadori).
Che ha in comune con il primo la presenza di un ortaggio nel titolo e, fattore più profondo, l’avvio della narrazione basata sulla morte.
Ma se qualcuno muore, qualcun altro o qualcos’altro nasce, comincia, in una rivoluzione continua che sembra essere la vita stessa, sulla Terra e oltre. Se questo è il punto base, ciò che intriga Mortelliti – e il lettore che vi è condotto – è, appunto, il lato oscuro delle persone, e in questo contesto, di una piccola società, Castel Cielo. Non c’è giudizio nell’autrice nello scoprire cattiverie, ipocrisia borghese, sentimenti, quanto piuttosto sorpresa (e delicata ingenuità), come se le persone non potessero che trascorrere le proprie esistenze correndo sui fiabeschi binari di quell’aspetto pubblico fatto di sorrisi, status sociale e correttezza. E non potessero scivolare anche lungo altre traiettorie.
Lara nel piccolo paesino di Castel Cielo si sentiva soffocata, si era trasferita a Roma per costruirsi una vita propria. In quel luogo di personalità note e ben chiare – il farmacista, il matto del paese fotografo, il parroco – Lara deve tornarci, però, perché i suoi genitori sono morti in uno strano incidente stradale. Ma vuole restarci giusto il tempo dei funerali e della vendita della casa, da svuotare. Con l’aiuto della nonna, sbrigativamente impacchetta, sposta, disfa, eppure rimane invischiata in più di un ricordo e, soprattutto, nella inquietante convinzione che l’incidente stradale sia davvero troppo strano: Alice e Filippo erano soprannominati “lumache” per l’estrema prudenza alla guida, inoltre, la collisione è avvenuta nella curva di una strada che la madre (al volante) conosceva benissimo.
La voglia di andar via è forte, ma qualcosa la trattiene; non è l’eterno e irrisolto rapporto con Guido riallacciato nel breve soggiorno, ma indizi, piccoli eventi che come in una caccia al tesoro, la spingono a informarsi, a cercare altre e più pregnanti tracce. Un percorso che la porterà in poche e rapide pagine a scoprire un mondo che non si aspettava, che non è così idilliaco e che la riguarda personalmente.
Quel fazzoletto color melanzana ha una struttura solida e raffinata, con salti temporali. Come nel caso del nonno di Mortelliti, Andrea Camilleri, anche questo libro vanta il coraggio di affrontare la vita, accettare la sfida degli ostacoli e degli errori, e la forza per scavalcarli risolvendoli, continuando poi più consapevoli. E con un sorriso.