(di Elisabetta Stefanelli) In un giorno d’estate dell’anno 1667, esattamente il 3 agosto, il vecchio Gian Lorenzo Bernini è nel suo studio dove impreca, infuriato, contro Francesca Bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella Fabbrica di San Pietro e che ora lo accusa senza mezzi termini, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro. Questa vicenda, storicamente documentata, ora prende corpo in Lettere a Bernini, il testo di Marco Martinelli – fondatore delle Albe insieme a Ermanna Montanari con cui condivide l’ideazione di questo spettacolo – interpretato da Marco Cacciola – spettacolo teatrale ad alta densità poetica in prima assoluta martedì 3 dicembre al Teatro Rasi di Ravenna dove sarà in programma fino a domenica 15, una coproduzione di Albe/Ravenna Teatro, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale.
Ma il testo di Martinelli è anche un libro che è appena uscito con lo stesso titolo per Einaudi nella collana Teatro (pag. 46, euro 10,00) e verrà presentato sabato 7 dicembre al Teatro Rasi dallo stesso Martinelli in dialogo con Mauro Bersani.
“È un narratore che, raccontando di Gian Lorenzo Bernini, ne assume l’eloquio e la furia ghiacciata”, scrive Martinelli e in scena lo incarna Marco Cacciola, che recita in italiano e in napoletano tutta la sua furia, in un avvicendarsi di sentimenti contrastanti compressi nell’ego smisurato. “Io, Bernini/ Il più grande artista d’Europa/ Io li ho edificati/ Il Baldacchino e il Colonnato e la Cattedra/ Le più grandi opere che ci siano al mondo”, recita nel palco del suo studio. Questioni di soldi, questioni di potere nelle lettere della Bresciani ai potenti committenti del Bernini, per denunciare il torto subito e rivendicare i propri diritti, rivelandosi figura di emancipazione femminile ante litteram. Bernini evoca qui anche l’ombra dell’odiato rivale, Francesco Borromini, ed è proprio in Borromini che risiede la genesi di questo lavoro di Martinelli.
Risale a una visita, compiuta insieme a Montanari, alla Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, edificata a Roma nel XVII secolo ad opera del genio ticinese: “L’amore per Bernini nasce paradossalmente dal suo grande rivale, Francesco Borromini” afferma infatti l’autore. “Anni fa Ermanna e io entrammo in San Carlino, il capolavoro di Borromini, e rimanemmo incantati, travolti, tramortiti. Da lì ho cominciato a leggere di tutto; e più entravo nella vita di Borromini, più si faceva avanti il rivale, Gianlorenzo. All’inizio tendevo ad allontanarlo, mi dava fastidio questa figura così prepotente, così protetta dai papi, il dittatore artistico della Roma del suo tempo. Non era solo un grande artista, era un imprenditore, decideva lui chi lavorava e chi no. Poi a un certo punto, grazie a Ermanna, mi sono fatto rapire anche io dalla grandezza di Bernini e il primo pensiero è stato quello di creare un dialogo fra i due”, continua Martinelli. Ma come in un film western, “non c’era spazio per entrambi sul palcoscenico, per cui Bernini alla fine s’è preso la scena, perché oltre a essere pittore, scultore, architetto era anche uomo di teatro”, conclude, spiegando il passaggio da un’iniziale idea di dialogo alla forma finale di un monologo densamente popolato da figure fantasmatiche.
Quando, poi, giungerà la notizia inaspettata del suicidio di Borromini, la furia di Bernini cederà il passo alla pietas.
“Bernini era una figura piena di contraddizioni, capace di violenze e di prepotenze da una parte e capace di momenti, invece, di grande umanità, altrimenti non ci avrebbe regalato tutti i suoi capolavori” sottolinea Martinelli a proposito di questa indagine sulla complessità dell’animo umano, ancor più significativa in un’epoca, la nostra, dominata da manicheismi, (anti)ideologie semplificatorie e gogne mediatiche.
Dopo Ravenna, nel 2025 lo spettacolo andrà in scena dal 28 al 30 gennaio al Teatro Eleonora Duse di Genova, dal 4 al 9 febbraio al Teatro Elfo Puccini di Milano, dal 4 al 9 marzo al Teatro delle Passioni di Modena, dal 2 al 6 aprile al Teatro Biondo di Palermo e, dal 10 al 16 aprile, alle Gallerie d’Italia, a Napoli.
La nuova opera di Marco Martinelli è una coproduzione Albe/Ravenna Teatro, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale.
Infine, per approfondire la figura del Bernini, Albe/Ravenna Teatro propone un ciclo di tre appuntamenti: oltre alla presentazione del libro del 7 dicembre, l’8 dicembre, sempre al Rasi, La commedia di Filodosso, ovvero: le fatiche della Virtù, una lettura teatrale, ad opera dell’attore/performer Gianfranco Tondini, della Philodoxeos Fabula di Leon Battista Alberti con l’introduzione del docente Alberto Giorgio Cassani, mentre la mattina del 14 dicembre, nella sala Muratori della Biblioteca Classense di Ravenna, verrà presentato A questo serve il corpo.
Viaggio nell’arte attraverso i corpi delle donne (Bompiani, 2023) di Roberta Scorranese che dialogherà con Marco Martinelli e con Francesca Masi, direttrice di RavennAntica.