La ricerca letteraria del giorno su #babelezon
Il 20 novembre 1989 muore a Palermo lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia. Dopo un’intensa attività di scrittura e di impegno politico, alla metà degli anni Ottanta gli viene diagnosticato il mieloma multiplo.
Leonardo Sciascia è stato uno scrittore molto prolifico. Tra i suoi libri più famosi, spicca Il giorno della civetta, ma non è il solo.
Per conoscere la sua opera, non si può prescindere da La morte dell’inquisitore, A ciascuno il suo, La scomparsa di Majorana, Il cavaliere e la morte, L’affaire moro, Todo Modo e Il mare colore del vino.
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, in provincia di Agrigento. Ha altri due fratelli. Suo papà Pasquale è impiegato. Sua madre Genoveffa è casalinga. La sua infanzia è costellata di zie e zii, che animano la casa di via Regina Margherita, 37, oggi via Leonardo Sciascia.
Nel 1935 la famiglia si trasferisce a Caltanissetta. Qui Leonardo frequenta l’istituto magistrale: tra i suoi insegnanti c’è Vitaliano Brancati, che diventerà fondamentale nell’istruzione del futuro scrittore. Legge gli autori francesi e forma la propria coscienza civile sulle opere di Voltaire, Montesquieu, Cesare Beccaria, Pietro Verri. Proprio a Caltanissetta vive gli anni più importanti della sua vita.
Esonerato per due volte alla visita di leva, alla terza viene assegnato ai servizi sedentari. Nel 1941 prende il diploma magistrale e nello stesso anno si impiega al Consorzio Agrario, occupandosi dell’ammasso del grano a Racalmuto, dove rimane fino al 1948. Qui costruisce un forte legame con la realtà contadina.
Nel 1944 sposa Maria Ardonico: la coppia ha due figlie, Laura e Anna Maria. Quattro anni dopo affronta il dolore del suicidio del fratello Giuseppe.
Nel 1957 va a Roma, dove lavora presso il Ministero della pubblica istruzione, ma l’esperienza dura un anno. Torna a Caltanissetta con la famiglia, dove diventa impiegato di un ufficio del Patronato scolastico. Nel 1967 si trasferisce a Palermo per seguire negli studi le figlie e per scrivere. Due anni dopo inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera. Nel 1970 va in pensione.
Al centro della sua riflessione ci sono Cosa nostra, corruzione e potere nell’Italia del Dopoguerra.
Appassionato autore civile, nel 1978 ricostruisce i fatti del rapimento Moro e analizza il linguaggio delle lettere del leader della Democrazia cristiana ne “L’affaire Moro”.
Partecipa attivamente alla vita politica del Paese: dopo essere stato consigliere comunale a Palermo in quota al Pci, dal 1979 al 1983 è deputato in Parlamento per il Partito radicale.
Muore a 68 anni e decide di farsi seppellire nel suo paese natio.
Sulla sua lapide compare solo una frase del commediografo francese Auguste de Villiers de L’Isle-Adam:
“Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”.
Raccolta libri dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia