Il dottor Živago (Doctor Zhivago) è un film del 1965 tratto dall’omonimo romanzo di Boris Pasternak che nel 1958 vinse il premio Nobel per la letteratura.
Nel libro, Pasternak ha voluto evidenziare i vari aspetti del regime comunista russo che predominava in quel periodo storico su tutto il territorio dell’U.R.S.S..
“Il dottor Živago” narra della vita e delle vicende che riguardano un medico e poeta di nome Jurij Andrèevič Živàgo. L’autore inizia raccontando il periodo dell’adolescenza del protagonista e dell’incontro con la futura moglie, che si chiama Tonja Gromeko, evidenziando, sullo sfondo del racconto, il periodo della rivolta del 1905. I due si sposano ed hanno un bambino, nonostante il clima di quel periodo non sia dei migliori. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il dottore viene chiamato a lavorare in un’unità medica inviata al fronte. Quando, però, il divampare della rivoluzione provoca il dissolvimento dell’esercito russo, il dottore rientra a Mosca.
Jurij Andrèevič Živàgo si accorge della difficile situazione che si è venuta a creare e tenta di salvare i suoi familiari dalla Rivoluzione russa. Decide così di trasferirsi, insieme ai suoi famigliari, moglie e figlio, in un paesino che si trova vicino ai Monti Urali e, proprio in questo paesino sperduto, il dottore incontra una crocerossina di nome Larisa Antipova (Lara). I due diventano amanti ma il protagonista è assalito da grandi dubbi e grande senso di frustrazione, poiché si sente in colpa verso la moglie Tonja che, fra l’altro, è ancora in dolce attesa di un altro bambino. Il protagonista si scopre ancora innamorato della sua sposa ma al tempo stesso nutre ancora una profonda attrazione per Lara. Živàgo vorrebbe confessare il tradimento alla sua sposa ma, seppur ben intenzionato, non riesce nell’intento.
La relazione con Lara intanto termina bruscamente poiché Živàgo è costretto dai partigiani rossi (il cosiddetto Esercito dei boschi guidati dal misterioso Strelnikov, ovvero Pavel Antipov, marito di Larisa, in lotta contro le forze bianche del generale Kolčak) a lavorare per loro in qualità di medico. Il dottore non riesce a sottrarsi a questa sorte e, solo dopo alcuni anni, riesce a rientrare al paese, rincontrando l’amata Lara. In questo lasso di tempo, vive il periodo più bello della sua vita in compagnia della sua famiglia e dedicandosi alla sua passione per la scrittura. Passa il tempo e un giorno viene informato di quanto è accaduto alla moglie e al figlio che, dopo essere tornati a Mosca, sono stati espulsi e sono stati costretti a trasferirsi a Parigi. Zivago è contento di aver ricucito il rapporto con Lara ma il periodo di serenità tra i due dura poco e i due ben presto sono costretti a separarsi, stavolta in modo definitivo.
Un avvocato che si chiama Komarovski, che in passato aveva costretto Lara a diventare la sua amante, era arrivato al potere ed era riuscito ad occupare una posizione di prestigio nel nuovo regime che si era venuto a creare, minacciando d’arresto Zivago, che viene considerato un disertore, e Lara, moglie di Strelnikov, che nel frattempo è stato accusato di tradimento. Komarovski riesce nell’intento di separare i due portando con sé Lara e a Zivago non resta che piegarsi alla prepotenza del uomo di regime. In seguito, il dottore torna a Mosca, nel 1922, vivendo quasi come un mendicante, nonostante il suo nome sia diventato famoso negli ambienti letterari. Il suo obiettivo primario sarebbe quello di raggiungere i suoi cari a Parigi, ma i mezzi non glielo permettono.
L’unica consolazione in questa vita lontano dai suoi affetti, gli viene donata dall’incontro con Marina, una donna di cui si innamora perdutamente e con la quale avrà in seguito anche due figlie. Marina, figlia di un portiere, lo aiuta in questo periodo difficile della sua esistenza. I due trascorrono il loro rapporto, relativamente sereno, in un clima difficile e segnato da grandi difficoltà economiche.
La fortuna, però, a questo punto, sembra girare dalla parte del medico: infatti, il dottor Zivago rincontra il suo fratellastro, Yevgraf (da sempre fervente comunista, che in quel periodo aveva fatto carriera nell’Armata rossa, arrivando fino al grado di generale) che si prodiga ad aiutare il fratello per permettergli di superare il brutto periodo di difficoltà in cui versa. Yevgraf decide di inserire il fratellastro in un grande ospedale della zona ma, poco tempo dopo, la dea bendata volta di nuovo le spalle a Zivago che viene stroncato da un terribile infarto. Nel frattempo, la moglie Tonja sta tentando di ottenere il visto per il rientro in patria, ma riuscirà nell’intento troppo tardi, non riuscendo così a vedere mai più il suo amato marito.
Incipit de Il dottor Zivago
Andavano e sempre camminando cantavano eterna memoria, e a ogni pausa era come se lo scalpiccio, i cavalli, le folate di vento seguitassero quel canto.
Omar Sharif: Jurij Živago
Julie Christie: Lara Antipova
Geraldine Chaplin: Tonja Gromeko
Rod Steiger: Viktor Komarovskij
Alec Guinness: generale Evgraf Živago
Tom Courtenay: Pasha Antipov / Strel’nikov
Siobhán McKenna: Anna
Ralph Richardson: Aleksandr Gromeko
Rita Tushingham: Tanja, figlia di Živago e Lara
Jeffrey Rockland: Sasha
Tarek Sharif: Yuri a 8 anni
Bernard Kay: il bolscevico
Klaus Kinski: Kostoed Amurskij
Gérard Tichy: Liberius
Noel Willman: Razin
Geoffrey Keen: professore medico
Adrienne Corri: Amelia, madre di Lara
Jack MacGowran: Petja
Wolf Frees: delegato
Lucy Westmore: Katja
Lili Muráti: donna che sale sul treno in corsa
José Nieto: prete
Dopo la seconda guerra mondiale Pasternak mise mano al suo primo e unico romanzo, Il dottor Živago (Доктор Живаго). Il romanzo venne rifiutato dall’Unione degli Scrittori, che ai tempi del regime bolscevico non poteva permettere la pubblicazione di un libro che, fortemente autobiografico, raccontava i lati più oscuri della Rivoluzione d’ottobre. La stesura dell’opera, che fu bandita dal governo, fu causa per l’autore di persecuzioni intellettuali da parte dei servizi segreti, che lo costrinsero negli ultimi anni della sua vita alla povertà e all’isolamento. Ad ogni modo il manoscritto riuscì a superare i confini sovietici e il libro, nel 1957, venne pubblicato per la prima volta in Italia, tra molte difficoltà, dalla Giangiacomo Feltrinelli Editore in una edizione diventata poi storica, di cui subito parlò il critico letterario Francesco Bruno. Il libro si diffonderà in occidente e nel giro di pochissimo tempo, tradotto in più lingue, diventerà il simbolo della testimonianza della realtà sovietica.
Nel 1958 Il dottor Živago frutterà a Pasternak l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura. Proprio l’assegnazione del premio scatenò una vicenda singolare che vide il coinvolgimento dei servizi segreti occidentali. Infatti il regolamento dell’Accademia Svedese, ente designato a scegliere il vincitore del Nobel per la letteratura, prevede che per ottenere il riconoscimento, l’opera in questione debba essere stata pubblicata nella lingua materna dell’autore, requisito di cui Il dottor Živago difettava. Pertanto, a pochi giorni dal momento in cui l’assegnazione avrebbe dovuto essere resa nota, un gruppo di agenti della CIA e dell’intelligence britannica riuscì ad intercettare la presenza di un manoscritto in lingua russa a bordo di un aereo in volo verso Malta. Obbligarono così l’aereo a deviare, per entrare in possesso del manoscritto che, fotografato pagina per pagina, fu precipitosamente pubblicato su carta con intestazione russa e con le tecniche tipografiche tipiche delle edizioni russe, al fine di conformarsi alle regole per il conferimento del premio Nobel.
Dapprima Pasternak inviò un telegramma a Stoccolma esprimendo la sua gratitudine attraverso parole di sorpresa e incredulità. Alcuni giorni più tardi, in seguito ad avvertimenti da parte del KGB circa la sua definitiva espulsione dalla Russia e la confisca delle sue proprietà, lo scrittore con rammarico comunica all’organizzazione del premio la sua rinuncia per motivi di ostilità del suo Paese. Pasternak fu così costretto a rinunciare al denaro del premio e al riconoscimento che avrebbe trovato all’estero per non vedersi negata la possibilità di rientrare nell’URSS. Morirà due anni più tardi a Peredelkino, nei dintorni moscoviti, nel 1960.
Il romanzo fu pubblicato legalmente in Russia solo nel 1988, durante le riforme introdotte negli ultimi anni dell’Unione Sovietica e promosse da Gorbačëv. Nel 1989 il figlio dell’autore Evgenij si recherà in Svezia per ritirare il premio spettante al padre 31 anni prima.