Negli Stati Uniti, in anni segnati dal dibattito sulla cosiddetta cancel culture da una parte e dalla condivisione spontanea e virale dei libri su TikTok fra gli adolescenti dall’altra, il “parental control” sta riprendendo piede – e di esempi se ne potrebbero fare a decine, come scrive il New York Times.
L’abitudine di sempre più genitori è, in altre parole, quella di chiedere che a scuola non circolino determinati libri, di solito riguardanti temi complessi e attuali come il razzismo, la sessualità e le questioni di genere, oppure pubblicati da autori e autrici appartenenti a minoranze o alla comunità LGBT+. Il motivo? Secondo le famiglie coinvolte, scene forti, violente o ambigue che potrebbero turbare i giovani lettori e le giovani lettrici in una fase delicata della loro formazione.
Alcuni dei romanzi finiti nel mirino dei gruppi di genitori più conservatori sono, per esempio, L’occhio più azzurro e Amatissima del Premio Nobel Toni Morrison, ma anche Il buio oltre la siepe di Harper Lee e il pluripremiato graphic novel MAUS di Art Spiegelman: storie che raccontano realtà e relazioni non edulcorate proprio per educare all’indignazione e per non essere replicate nel mondo reale, incentivando modelli di comportamento alternativi.
Una volta presa visione delle liste di titoli proposti negli istituti di 36 Stati americani, molte famiglie stanno decidendo di sporgere denuncia penale contro i bibliotecari scolastici e di battersi per bandire i relativi volumi dall’offerta formativa, con oltre 300 tentativi già portati avanti e nessuno è andato fortunatamente a buon fine.
Come se non bastasse, a conferma della pericolosità di questa tendenza, va aggiunto che, nel rivendicare il diritto di accedere a libri che qualcuno non considera appropriati, chi è in disaccordo spesso viene preso di mira, isolato o intimidito da altri coetanei o dagli adulti.