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il 1º luglio 1961 fu colpito da aneurisma: si spense, per la successiva emorragia cerebrale e nell’indifferenza, uno dei più grandi scrittori del ‘900, colui che seppe raccogliere, talvolta precorrendoli, i temi portanti del “secolo della violenza”.
Louis-Ferdinand Destouche nacque il 27 maggio 1894 a Courbevoie, nella regione dell’Île-de-France. Diventò uno scrittore celebre solo a 38 anni, con il nome di Céline – quello della nonna materna. Ebbe un ruolo cruciale nell’innovazione del romanzo: ma l’importanza dello scrittore non riassume la complessità del personaggio e delle sue contraddizioni.
Il padre di Céline proveniva dalla piccola nobiltà della Normandia, la madre da una famiglia di artigiani della Bretagna. In Mort à crédit (Morte a credito), ispirato alla sua infanzia, Céline esagerò i disagi dell’ambiente, pur sempre piccolo-borghese, da cui proveniva, trasformandolo in sottoproletariato. La famiglia gli assicurò gli studi in commercio e lo mandò a imparare le lingue in Germania e Inghilterra, cosa rara all’epoca.
Nel 1913 si arruolò nell’esercitò e fu presto un ferito di guerra. Acclamato come eroe nazionale, finì sulla copertina di una rivista. Lasciato l’esercito, fu inviato al consolato francese a Londra e poi in Camerun.
Tornato in Francia, conobbe un docente dell’università di Rennes, di cui sposò la figlia, e intraprese gli studi di medicina. A quel periodo risalgono i primi esperimenti di scrittura: la tesi di dottorato già rivelava alcune delle sue ossessioni: igiene, salute e purezza. Intitolata Il dottor Semmelweis , parlava di un medico igienista viennese che diventò pazzo, non riuscendo a convincere i colleghi a lavarsi le mani, per evitare infezioni.
Venne assunto dalla Società delle Nazioni, per la quale viaggiò molto. Nel 1926 sua moglie ottenne il divorzio. Tornato a Parigi, aprì uno studio medico e iniziò a scrivere un romanzo: nel 1932, quando uscì Voyage au bout de la nuit (Viaggio al termine della notte), Céline era un perfetto sconosciuto.
Nel 1944 intanto aveva abbandonato la Francia e raggiunto Pétain e i suoi in Germania, per poi andare in Danimarca, dove fu arrestato e incarcerato per quattordici mesi con l’accusa di tradimento. Nel 1950 si svolse il processo che lo condannò a un anno di carcere e a una multa. L’anno successivo fu amnistiato perché era stato ferito di guerra.
Nel 1951 poté infine tornare in Francia. Riconquistò il pubblico con le ultime tre opere, che raccontavano le peripezie del suo esilio: D’un château à l’autre, Nord e Rigodon. Grazie a esse, tornò a essere un personaggio «mediatico», spesso interpellato e invitato alla radio.
La diffusione delle opere di Céline soffrì inizialmente a causa della sua evoluzione antisemita e filonazista; Céline era spesso trascurato dai libri di testo nei paesi europei, Italia inclusa.
Nel 1957 dichiarò: «non sono fatto per le idee, per i messaggi. Sono fatto per lo stile». Questa fu una delle sue contraddizioni, poiché nel 1939 era stato condannato proprio per i messaggi antisemiti contenuti nei suoi libri.
Il 29 giugno 1961 comunicò all’editore di aver terminato il romanzo Rigodon.