Alda Giuseppina Angela Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931: il padre, Nemo Merini, è impiegato di concetto presso le assicurazioni “Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza”; la madre, Emilia Painelli, è una casalinga. Alda è secondogenita di tre figli, tra Anna (1926) ed Ezio (1943).
Vive tra un padre colto, affettuoso, dolce ed attento che a cinque anni le regala un vocabolario e una madre severa, pragmatica, distante ed altera che vede in lei solo un futuro di moglie e madre. Quando la figlia ha una crisi mistica, la madre scambia il suo malessere interiore per esteriore e la riempie di vitamine. Non funzionando, Emilia ordina uno speciale ritiro scolastico per la figlia – al tempo studentessa elementare – ma quest’ultima reagisce facendo dispetto dell’alta considerazione dello status di famiglia della madre vestendosi di stracci, come se fosse di famiglia povera, e si mette a mendicare dicendo di essere orfana. Viene punita dalla madre con percosse.
Nel 1943, dopo un coprifuoco trascorso nel rifugio antiaereo, la famiglia trova la casa distrutta da un bombardamento. Mentre il padre e la sorella maggiore restano a Milano, Alda, la madre e il fratello Ezio trovano un carro per il bestiame che va a Vercelli, dove vive una zia che li sistema in un cascinale, per ben tre anni; ricongiunta la famiglia e tornati a Milano a piedi, prendono il primo monolocale trovato vuoto e lo abitano.
Alda tenta in seguito di essere ammessa al Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni: non ci riesce in quanto non supera la prova di italiano. Si dedica così allo studio del pianoforte, strumento da lei amato.
A 15 anni esordisce come autrice giovanissima: fu presentata ad Angelo Romanò che, riconoscendone e apprezzandone le doti letterarie, la mise in contatto con Giacinto Spagnoletti, il quale divenne la sua guida, valorizzandone il talento. La giovane Alda torna a casa con una recensione di una sua poesia scritta da Spagnoletti; emozionatissima, la mostra all’amato padre, che però la prende e la straccia in mille pezzi.
La raccolta, pubblicata nel 2005, dall’editore Vanni Scheiwiller a Milano nella collana di “Poesia”, contiene centoquattro poesie d’amore inedite della scrittrice a cura di Marina Bignotti che nella “Nota” al termine della raccolta racconta come ha conosciuto Alda Merini, parla del rapporto particolare con lei stretto, di come fosse nata l’idea della raccolta, del carattere generoso, dolce e affettuoso della poetessa ma anche del suo lato difficile e un po’ spinoso. Nella raccolta, troviamo “Natale 1989” e “Buon Natale”, uniche due opere a cui la Merini dedicò al Natale, parlando, però, della solitudine e della mancanza di amore che molte persone provano durante questa festività.
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.
Natale senza cordoglio
e senza false allegrie…
Natale senza corone
e senza nascite ormai:
l’inverno che già sfiorisce
non vede il suo «capitale»,
non vede un tacito figlio che forse un giorno d’inverno
buttò i suoi abiti ai rovi.
Marina cara,
la giovinezza ti lambisce le spalle
ed è onerosa come la poesia:
portare la giovinezza
è portare un peso tremendo,
sognare fughe e fardelli d’amore
e amare uomini senza capirne il senso.
Il divario di una musica
Il divario della tua fantasia
non possono che prendere spettri,
perciò ogni tanto te ne vai lontana
in cerca di una perduta ragione di vita
in cerca certamente della tua anima