“A differenza di un anno e mezzo fa, quando si sperava che questa controffensiva ucraina respingesse i russi, oggi fatico a pensare che ci possa essere un altro anno di guerra così. Un altro inverno così. L’esercito russo ha la superiorità numerica e da parte degli ucraini c’è un’attenzione alla persona che è diversa da quella della Russia”. Lo dice l’inviata del Tg1 Stefania Battistini, protagonista con il suo libro, Una guerra ingiusta -. Racconti e immagini dell”Ucraina sotto le bombe (Piemme) di un incontro a alla 23/a edizione del Libro Possibile, il festival sostenuto da Pirelli, in corso a Polignano a Mare fino al 13 luglio e poi dal 23 al 27 luglio a Vieste “Sapete che il Cremlino ha liberato i carcerati e li ha mandati a combattere contro gli ucraini e l’88% di questi carcerati è morto – aggiunge -. Mandano migliaia di persone senza copertura aerea o dell’artiglieria, come i fanti, proprio come nella prima guerra mondiale. Chi vive vive, chi muore muore. Non recuperano i cadaveri perché facendo parte dell’esercito dovrebbero risarcire i famigliari e poi questo consente loro anche di dire che ci sono meno perdite di quelle reali”. Oggi “l’Ucraina non controlla più il 20% del suo territorio sotto occupazione russa. Ne ha recuperato un po’. Ha liberato tutta la regione di Kharkiv, questo è sicuramente importante ma non ha liberato le due regioni meridionali, Kherson e Zaporizhzhia, davanti alla Crimea. Questo credo che sia difficile da accettare per gli ucraini anche per la loro sopravvivenza. Perché lì c’è la centrale nucleare, c’è il controllo del mare da quella parte. E ci sarà sempre il timore che prendano anche Odessa. Credo che questo sia difficile da accettare”.
Parlando della censura sull’informazione in Russia, la giornalista spiega che “anche la nostra libertà di stampa è in qualche modo lesa per meccanismi che riguardano l’economia e il potere. Non sempre i giornalisti sono coraggiosi fino in fondo, ma tutto sommato noi le cose possiamo dirle, se vogliamo. Io non ricordo una sola volta in cui avendo deciso di dire qualcosa anche su temi scomodi, come il ponte Morandi o il Covid, poi non abbia potuto farlo. Certo, a volte ci sono conseguenze, vai in commissione di Vigilanza, ti denunciano… Ma se vivi in Russia dove la maggiore giornalista oppositrice di Putin, Anna Politkovskaja, viene assassinata in mezzo alla strada o gli oppositori improvvisamente muoiono e ti si raccontano solo le cose che vuoi sentirti dire, le persone fanno fatica a guardare la realtà. Finché la guerra non li tocca in prima persona”.