Donne che non girano la testa dall’altra parte, che combattono in mille modi diversi, che hanno saputo fare della loro invisibilità un superpotere.
Benedetta Tobagi ha vinto il Premio Campiello 2023 con 90 voti della Giuria Popolare dei Trecento Lettori Anonimi per un libro corale che parte da foto d’archivio per raccontare La Resistenza delle donne (Einaudi), delle partigiane e di quelle che combattono oggi come allora. Famose o sconosciute, con grandi figure di riferimento come Tina Anselmi o Gina Negrini, sono tutte storie che trasmettono “una formidabile forza” dice all’ANSA Benedetta Tobagi il giorno dopo la vittoria sul palco del Gran Teatro La Fenice di Venezia, che ha vissuto con grande emozione, sorpresa e orgoglio. “Quello che mi ha incantato e che ho cercato di restituire è che le donne combattono in mille modi diversi, con le armi e senza le armi. Combattono anche nascoste all’interno del sistema: le suore, le infermiere, dall’interno delle carceri e degli ospedali. Alcune hanno aperto semplicemente la loro casa e così facendo però hanno salvato la vita a qualcuno” sottolinea la storica e scrittrice che è stata anche conduttrice radiofonica.
Oggi cosa possiamo fare? “C’è sempre molto da fare, ma loro ci dicono un’altra cosa: ‘tu cosa fai? Ti fai trovare quando la storia ti bussa alla porta? Spero di essere riuscita a dire che sono donne che non si girano dall’altra parte. Politica vuol dire anche essere nella società con gli occhi aperti e con il cuore aperto ed essere presenti alle domande che ci pone il nostro tempo” spiega. “Succedono cose terribili ogni giorno, ci sono sfide e difficoltà enormi – aggiunge – che hanno a che fare con le migrazioni, con l’ambiente e noi vediamo che molte persone per paura, per senso di impoverimento si chiudono e quindi tornano ad essere nostalgiche del peggio del Novecento che si esprime nei nazionalismi. E’ molto importante trovare il modello di apertura di queste donne pazzesche”.
Nelle loro storie vediamo anche “come l’antifascismo sia un valore ad amplissimo spettro in cui si sono incarnate tantissime culture politiche diverse che però hanno trovato una mediazione nella Costituzione” dice Tobagi e ringrazia la storica Barbara Berruti per averla aiutata nelle ricerche iconografiche.
Cosa pensa dell’aumento dei femminicidi. Perché c’è tutta questa violenza e accanimento sulle donne? “Purtroppo ci sono della patologie nella nostra società radicate nel sistema patriarcale. Ovviamente ci sono state delle grandissime trasformazioni, ma il problema è che questo sistema di potere che penetra la mentalità, la cultura è difficilissimo da sradicare. Cè tutta questa violenza sulle donne per una questione di potere. Ci sono delle assonanze impressionanti con queste storie, una incredibile quantità di donne partigiane con alle spalle abusi, incesti, molestie, dalla bimba in fabbrica alla donna violentata. Molte di loro incarnano questa lotta di riscatto. Questa linea di continuità è potente” racconta Tobagi in partenza da Venezia verso Arco di Trento dove stasera andrà in scena di nuovo lo spettacolo teatrale La resistenza delle donne, con la scrittrice e Anna Bonaiuto all’interno del festival Intermittenze.
Una sorpresa la vittoria del Campiello? “La giuria popolare ha dato il suo bel segnale perchè queste donne incarnano la vitalità dell’antifascismo e della resistenza oltre gli stereotipi ideologici. E pioi ha premiato la narrativa non-fiction che è il mio universo letterario. I miei fari sono la Nobel Svetlana Alexievich e Javier Cercas”: Oltre a queste immagini potenti, tra cui quella di copertina con in primo piano una donna disarmata che emana una grande autorevolezza e carisma, Tobagi è andata anche in cerca degli archivi sonori da cui è nata una serie di podcast in 5 puntate con le registrazioni delle voci originali delle partigiane che si trovano tutte ora gratuitamente sulle piattaforme. A novembre 2023 uscirà anche un lavoro molto diverso, da storica. “Parla degli anni ’70, di stragi, distruzione di documenti tornati attuali con la storia di Ustica. Si chiama Segreti e lacune e l’editore è sempre Einaudi.