(di Mauretta Capuano) – ROMA, 06 MAG – Deve avere un argomento preciso, un nocciolo duro da cui partire, Emmanuel Carrere per scrivere un libro. “Quello che succede è che individuo un argomento e in un modo, forse un po’ pretenzioso, dico questo è quello giusto per me. Anzi, solo per me” spiega l’autore di capolavori come L’Avversario e Limonov, recentemente tornato in libreria con V13 (Adelphi) che raccoglie il suo racconto giudiziario della strage del Bataclan del 2015.
A Porto Cervo per ritirare il Premio Internazionale Costa Smeralda 2023, lo scrittore, sceneggiatore e giornalista francese, amatissimo in Italia, nella sua prima volta in Sardegna parla con grande disponibilità. “Non posso lavorare senza un argomento preciso. Limonov ho sentito che io ero la persona giusta per parlarne. La gente mi diceva: ‘ma sei pazzo? Questo piccolo fascista russo che cosa scriverai?” racconta Carrere che è stato sempre trattato bene dalla critica in generale. “Questo è anche un pò preoccupante perché i detrattori sono utili a uno scrittore”.
L’autore francese che ha reinventato l’autofiction ha nuovi progetti in arrivo? “In questo momento il mondo ci offre dei soggetti talmente enormi, il disastro ecologico, tutta questa cosa che ci sta arrivando addosso dell’intelligenza artificiale.
Cosa succederà forse anche solo fra 3 anni? La nostra vita subirà sicuramente una metamorfosi e l’intelligenza artificiale avrà un ruolo essenziale. Sento che dovrei occuparmene. Allora leggo, rifletto, ma mi sento disarmato difronte a questi argomenti. Allora penso farei meglio a scrivere qualcosa di più piccolo, sulla storia di mio padre”. In ‘V13’ ci fornisce un resoconto di esperienze estreme di vita e di morte. Dove comincia la follia quando c’è di mezzo Dio? “In genere si parte dall’idea che quello che ha in testa questa gente è un grande mistero. Ma quello che è venuto fuori durante il processo è che questi in testa avevano pochissimo. Sono persone di una ignoranza radicale, ignorantissimi sul piano religioso. Quello che c’è nella loro testa è una forma di fanatismo”.
Ma un altro Bataclan potrebbe ancora succedere? “E’ una illusione pensare che non possa ricominciare”. Fra le testimonianze più toccanti del libro spicca quella di Nadia che ha perso la figlia Lamia nell’attentato. “Ho stretto con lei un legame di amicizia che credo durerà per tutta la vita”. E della frattura Italia-Francia che ha accusato il nostro Paese di essere incapace di gestire l’immigrazione, cosa pensa? “Spero ri ricomponga. Non sono un giornalista da editoriale, da riflessione sulle questioni politiche o sociali perché non sono competente da questo punto di vista. I problemi li affronto dalla piccola porta, con i miei reportage. A giugno sarò su una nave di Medici Senza Frontiere e sicuramente sarò in grado di comprendere le cose in modo più concreto ed è questo quello che mi interessa”.
Carrere recentemente ha firmato un appello per la liberazione di Aleksei Navalny, incarcerato in Russia dal 2021. Come considera questa la figura? Ammiro li coraggio che ha avuto Navalny dopo essere stato avvelenato a tornare nel suo Paese sapendo che sarebbe stato messo in prigione. Non sono uno che firma petizioni spesso, anzi non lo faccio quasi mai. Però come si fa a non firmare una petizione per Navalny?” dice lo scrittore che non crede “che il romanzo tradizionale sia morto, basta pensare a Houellebecq” e sta lavorando alla sceneggiatura del film che verrà tratto dal libro di Giuliano da Empoli, Il mago del Cremlino (Mondadori). “Il libro ha avuto in Francia un successo immenso e per me è meritatissimo perché Giuliano da Empoli ha preso un personaggio reale, Vladislav Surkov, che era un consigliere di Putin e ha affrontato questo soggetto in un modo assolutamente interessante, laterale” dice Carrere che ama i documentari e il suo primo libro, scritto 40 anni fa, era dedicato a Werner Herzog. “Credo che l’ammirazione che ho per lui sia dovuta al fatto che le cose più interessanti che ha fatto sono soprattutto dei documentari”. .