(di Marcello Campo) CLAUDIO TITO, ‘NAZIONE EUROPA. PERCHÉ LA RICETTA SOVRANISTA È DESTINATA ALLA SCONFITTA’ (PIEMME, pp 176 – 18,90 euro) – Svelare i processi politici, i retroscena e le poste in gioco dei tre anni che hanno cambiato radicalmente l’Europa. E mostrare come l’obiettivo finale di una federazione politica non sia più soltanto un’idea utopistica, ma un progetto politico ragionevole, una necessità ineludibile per 450 milioni di europei. E’ questo l’obiettivo del volume di Claudio Tito, giornalista de la Repubblica, corrispondente da Bruxelles ed editorialista sull’Europa. Un libro che esce a poche settimane dalle elezioni europee, una consultazione che si annuncia cruciale per il futuro dell’Unione, capace di esaminare con rigore i rischi ma anche le grandi opportunità di un’Unione sempre più terreno di scontro tra i progressisti e le destre.
Malgrado le grandi difficoltà, il libro di Tito lancia, a partire dal titolo, un messaggio di ottimismo nei confronti del processo di integrazione dell’Unione. Non un insieme di ‘piccole patrie’ ma solo una ‘Nazione Europa’, avverte l’autore, sarà capace di competere da pari a pari con i grandi attori mondiali della globalizzazione.
‘I sovranisti – è la tesi centrale del libro – continuano a connettere il concetto di Nazione con la dimensione ristretta dei singoli Paesi. Invocano l’interesse nazionale senza cogliere i limiti imposti dalla gestione periferica dei problemi. Non accettano l’idea che oggi per risolvere i problemi dei cittadini l’unica possibilità è ampliare i confini. Trasformare l’Europa in una nazione e metterla in condizione di competere con gli altri giganti del mondo’. Claudio Tito cita una frase di uno dei padre dell’Europa, Jean Monnet – ‘L’Europa sarà forgiata nelle crisi’ – per spiegare come proprio le ultime crisi, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, sembrano aver dato una svolta decisiva all’Unione, in grado di rovesciare alcuni dei dogmi che la frenavano da decenni. L’Ue, argomenta l’autore, forse più per necessità che per scelta, ha accettato la formazione di debito comune con il Recovery fund, ha agito coesa in ambito sanitario con gli acquisti collettivi dei vaccini, ha inserito elementi sovranazionali di organizzazione della difesa soprattutto con la condivisione degli aiuti militari all’Ucraina. Sviluppi che, secondo Tito, segnano una strada senza ritorno. Tuttavia, perché questi ‘semi di sovranità europea’ possano crescere e diventare un albero robusto, è necessario che l’Unione abbandoni progressivamente gli accordi e i veti tra gli Stati trasferendo poteri verso le istituzioni condivise e che ripensi la governance della moneta unica dotandosi di un bilancio comune.
L’autore avverte che il rischio di un ritorno agli steccati nazionali è ancora forte, anche in vista delle prossime elezioni europee. Ma se la retorica sovranista è un efficace strumento di propaganda per le destre, le sue ricette – osserva ancora Tito – si rivelano impraticabili al governo. Perché alla fine tutti devono fare i conti con l’irreversibilità del processo comunitario.
Anche il commissario Ue all’Economia ed ex premier Paolo Gentiloni, nella prefazione al volume, insiste sui meriti dell’Europa e la sua capacità di superare con successo la pandemia e la guerra, definiti ‘i due cigni neri’ della nostra epoca. Due fenomeni che, sottolinea Gentiloni, ‘avrebbero potuto alimentare nuove divisioni e spinte centrifughe’. Invece la risposta europea a queste crisi ‘è stata contrassegnata non dalle tensioni tra Paesi ma dall’unità e dalla solidarietà. Non da una politica di austerità ma dal rilancio degli investimenti, spesso con risorse comuni’. Ma ‘i passi avanti realizzati in questi anni, spesso sull’onda dell’emergenza, devono tradursi in un cambio di paradigma duraturo, altrimenti ci attendono passi indietro. Di fronte all’incertezza che continua a offuscare le prospettive economiche, alla situazione geopolitica che rimane estremamente tesa, alle condizioni di difficoltà che in molti ancora vivono – osserva Gentiloni – quello di cui l’Europa ha bisogno, e lo chiedeva un altro grande europeo che ci ha lasciato in questi anni, David Sassoli, è un nuovo progetto di speranza’.