(di Francesco De Filippo) GIUSEPPE COLASANTO, OLTREFRONTIERA (Gaspari editore; 249 pag.; 24 euro) Non c’è bisogno di alcol tra i musulmani del villaggio di Umoljani, a Trnovo, in Bosnia Erzegovina, a oltre 1200 metri d’altezza: alla grande festa bastano i balli sfrenati in abiti tradizionali, le gitane, i ragazzi e le ragazze che vogliono dimenticare guerra, povertà e precarietà; la temuta caserma-bunker di Bab al-Azizia, quartier generale di Gheddafi completamente rasa al suolo; i bordelli di Leopoli con i ritratti di Francesco Giuseppe convertiti in caffè alla moda. Il confine per Giuseppe Colasanto, come si intuisce dal titolo del libro, “Oltrefrontiera”, non è un ostacolo ma una possibilità, una occasione di conoscenza.
Funzionario della Polizia di Stato impegnato in tante missioni all’estero nei teatri di guerra o di conflitti appena conclusisi, Colasanto di confini ne ha varcati tanti, associando al dovere istituzionale l’occasione di capire, scoprire, filtrando i luoghi attraverso le strette maglie dell’oculata attenzione e il rispetto del viaggiatore saggio e il necessario distacco dell’analista. Non è un caso se – viaggiando da Ventimiglia a Trieste, dalla Libia al Medio Oriente passando per la polveriera dei Balcani e la Bulgaria – ha sentito il bisogno di trasmettere quanto ha visto e provato negli anni. Corredando ciascun luogo delle citazioni e dei riferimenti colti di chi in quelle zone ci è nato, di chi quei luoghi li ha capiti prima di noi. Colasanto ha avuto l’intelligente umiltà di cercare e di apprendere quello che chiama “mosaico di microcosmi” perché è comprendendo “le ragioni degli altri” che si liquefano i confini che sono dentro di noi, che hanno sbarre ben più solide di quelle delle casematte delle dogane.
“Quando raggiungi una frontiera pensi di essere arrivato in capo al mondo, invece, ne sei al Centro” dice oggi, mai sazio di questo “mondo multipolare”, di avventure ed esplorazioni, di geografie e di storia, lasciandosi condurre dalla scia del fumo di tabacco turco o dal profumo dell’incenso, la fragranza della rosa di Damasco, il gelsomimo e l’assenzio, o l’odore d’antico di un testo della Biblioteca di Sarajevo. Colasanto continua a sfogliare il libro del mondo scoprendo di volta in volta meraviglie nascoste e orrori teatralmente esposti.
Insomma, vice questore della Polizia di Stato, Colasanto confessa di aver “a lungo camminato sui confini”; oggi, parlando inglese, francese e arabo, in qualità di funzionario dell’Agenzia UE International Centre for Migration Policy Development, è dislocato ad Amman, in Giordania, Border Management Specialist per la Polizia di frontiera e agenzie delle dogane di Giordania e Libano.