La lingua del Commissario Montalbano è molto ricca e variata, a causa dei frequenti sicilianismi che intercorrono tra le pagine scritte dall’amatissimo Andrea Camilleri. L’autore, nato a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, utilizzava delle parole che provenivano da tutta la Sicilia. Infatti, si hanno delle parole che ricorrono più di altre e che ormai fanno parte dell’uso quotidiano. Vediamone alcune…
“Che camurrìa” è l’espressione per definire una scocciatura, grossa noia. Nonostante sembra ricordare “camorra”, in realtà la sua origine deriva da una storpiatura del termine «gonorrea», malattia lunga e difficile da curare.
In particolare il poliziotto centralinista Catarella dice spesso, per enfatizzare un concetto, subbitissamenti subbito, o di persona, personalmente. Ma non è l’unico personaggio di Andrea Camilleri che utilizza queste espressioni. Infatti per esempio nell’ultimo romanzo, Il cuoco dell’Alcyon, si legge: « […] ci voli parlare di pirsona pirsonalmente d’uggenza uggentevoli subbitissamenti subbito!».
Quante volte nelle pagine dei romanzi di Andrea Camilleri ricorre la parola cabasisi? Espressioni come “una rottura di cabasisi”, “scassare i cabasisi”, “non mi rompa i cabasisi” sono frequenti e divertenti, nonostante il significato. Ma cosa sono i cabasisi? Deriva infatti dalle parole arabe habb, bacca, e haziz, dolce. I cabasisi, conosciuti in italiano come gli zigoli dolci, sono come dei piccoli tuberi commestibili dal sapore dolciastro.
I siciliani usano nel parlato posporre il verbo al nome. Però ormai per il resto degli Italiani questo costrutto è associato inevitabilmente a Camilleri e a Salvo Montalbano. “Montalbano sono” sembra essere una versione italiana di “Bond, James Bond”.
Questa espressione, che può essere tradotto con “raccontare la mezza messa”, significa “raccontare una mezza verità”. Si tratta di un’espressione frequente in Camilleri, impiegata per esempio nel romanzo L’altro capo del filo: “Dalle sò paroli emergiva soprattutto ‘na cosa chiara e lampanti: che Elena del sò periodo di maritata era costretta ‘n qualichi modo a farlo, si limitava sicuramente a contare la mezza missa.“.
Con il termine “ammazzatina” tra le pagine scritte da Andrea Camilleri si indica un qualsiasi delitto, anche quelli gravi e più violenti. Anche l’omicidio plurimo diventa una semplice e da niente “ammazzatina”. Questa espressione, utilizzata per lo più al plurale, si riferisce alla biasimevole ma incorreggibile propensione di certi tempi, certe contrade e certe persone alla reiterata esecuzione di omicidi.