(dell’inviata Mauretta Capuano) Da 17 anni David Quammen sta studiando le evoluzioni del cancro e ora questo lavoro diventerà un libro. “Parlerò del cancro come fenomeno evolutivo.
Un’evoluzione che mina l’efficacia della chemioterapia. Le cellule tumorali combattono per replicarsi e nelle forme più aggressive possono creare metastasi devastanti. Ci sono animali in cui si manifesta una forma contagiosa di cancro come il diavolo della Tasmania in cui colpisce il viso dell’animale.
Sono casi estremi di evoluzione delle forme tumorali, però nel libro descrivo tutto il ventaglio delle possibili trasformazioni e come possiamo farvi fronte” dice David Quammen, involontario profeta del Covid-19, nel suo nuovo libro Il cuore selvaggio della natura (Adelphi), tradotto da Milena Zemira Ciccimarra, con cui è al Festivaletteratura di Mantova.
Secondo l’autore di Spillover, quale nuovo salto di specie dobbiamo temere? “L’influenza aviaria è un pericolo. Il virus H5N1 che è presente negli uccelli in tutto il mondo e da loro passa ai mammiferi. È un rischio molto reale che possa fare il salto di specie. Se devo individuare un pericolo è questo” spiega Quammen che è laureato in lettere e la sua grande passione, prima delle scienze naturali, è stata la letteratura.
“Ho cominciato come romanziere e poi mi sono avvicinato alla scienza, ma nel mio approccio alle scienze ho sempre voluto fare qualcosa che avesse anche una qualità letteraria, una componente di narrativa. Non volevo solo descrivere e divulgare. Chi scrive di scienze deve attenersi ai fatti. La fiction è più facile per certi versi perché puoi inventare le cose. Creo mosaici in cui ogni tassello è un fatto, ma scrivo usando tecniche proprie del romanziere” racconta.
Quammen rivela anche che la sua più grande fonte di ispirazione è William Faulkner a cui ha dedicato la tesi di laurea e che è stato per lui una ossessione. Nel nuovo libro, che ha in copertina un leone africano, c’è tutto il suo interesse per la biodiversità che ha raccontato in vent’anni di memorabili reportage per il National Geographic. È stato nelle paludi del Congo, nelle giungle impenetrabili del Gabon, in Patagonia, tra gli animali feroci e selvaggi. “Sono conosciuto in Italia per aver scritto di creature invisibili, i virus, ma mi interesso anche di animali feroci. Questi reportage sono stati anche una delle opportunità più fantastiche della mia carriera di scrittore” sottolinea.
“Noi essere umani crediamo di rappresentare l’apogeo dell’evoluzione, ci sentiamo dei, divinità che dominano la natura. Ma non siamo affatto al di sopra,rappresentiamo una parte integrante della natura. Dobbiamo trasmetterlo ai giovani e in questo senso è molto importante la loro formazione. Bisogna insegnare ai ragazzi e alle ragazze l’ecologia e la scienza, far capire la diversità delle specie che abitano il mondo naturale, insegnare l’evoluzione e soprattutto bisogna fare esperienza diretta della natura, passeggiare lungo i ruscelli” afferma Quammen che dopo il festival andrà in Africa, Tasmania e in Mozambico dove si trova il Parco nazionale di Gorongosa “che rappresenta il miglior luogo di tutela della biodiversità, il modello più saggio ed efficace possibile per proteggere la fauna” dice.