Negli anni Sessanta il termine “kitsch” era sconosciuto al di fuori dall’area germanofona.
Gillo Dorfles, dalla personalità filosofica, critica, artistica e che ha coltivato intensi rapporti con estetica e arte in tutto il mondo, lo pescò dalla lingua tedesca e ne fece un termine che avrebbe definito una categoria estetica e perfino morale. Non si trattava di una mera operazione linguistica, quello di Dorfles fu un lavoro filosofico, un corposo libro divenuto cult: Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto. Libro la cui riedizione di Bompiani (€ 48,00, pgg. 318) uscita di recente, verrà presentata e illustrata domani nella città di Dorfles, Trieste, in un incontro introdotto da Giorgetta Dorfles, nipote di Gillo.
Marianna Accerboni, critica d’arte – che interverrà con Gianni Contessi, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’università di Torino, e con il giornalista Roberto Curci – ricorda che Dorfles definì il Kitsch “pasto estetico (anzi anti-estetico) della borghesia trionfante”, da cui “non si sfugge”. Quel pasto non è ancora freddo e la borghesia, benché assottigliata, è sopravvissuta alle varie crisi, ma ha senso rieditare quel libro pubblicato da Gabriele Mazzotta editore (oggi esaurito), dapprima nel 1968 e ristampato nel 1990? Accerboni, ricordando che il testo è “una pietra miliare della riflessione estetica contemporanea”, un classico del Novecento che ha rivoluzionato il modo di concepire l’arte, fa una valutazione artistica: “Pur essendo in parte mutati i suoi parametri nel tempo, per esempio con ‘l’immissione ai nostri giorni, dell’elemento Kitsch nel cuore stesso della creazione artistica’, è ancor oggi estremamente attuale: siamo invasi da ‘non-arte’, ‘sub-arte’, ‘pseudo-arte’, che talvolta nelle forme più esasperate ci trascina nel trash: dall’ambito artistico al costume, alla moda, all’arredamento, dallo sport allo spettacolo”.
Dorfles era nato a Trieste il 12 aprile 1910 ed è morto a Milano il 2 marzo di 5 anni fa, a 109 anni. Fu, tra l’altro, visiting professor in varie università americane, e professore di Estetica nelle università di Milano, Cagliari, Firenze e Trieste oltre che autore prolifico di saggi, monografie, articoli ed elzeviri fin dal 1930.