GIACOMO VETTORI, ‘LE RIME…MBRANZE’ (Seri Editore, PP.78. Euro 15). “Consentite che mi azzardi a coinvolgere Leopardi perché il titolo richiama la sua imperitura fama. Ed il seguito si esprime con il vezzo delle rime senza avere la pretesa di una acculturata impresa ma soltanto l’intenzione di scherzosa riflessione”. La passione per la carta stampata, ma soprattutto per l’ironia in rima, è tutta concentrata nei ‘versi sparsi e pensieri dispersi’ di Giacomo Vettori pubblicati in ‘Le rime… mbranze’. Una piacevole e ironica raccolta di versi, corredata di 16 opere del pittore jesino, Carlo Cecchi, che arricchiscono la preziosa pubblicazione.
Giacomo Vettori, per decenni autorevole avvocato del Foro di Ancona, titolare di uno dei più importanti studi legali della città dorica, smessa ormai da alcuni anni la toga e lasciate le aule del Tribunale, cede ancora una volta alla passione per la carta stampata. Lo ha fatto in passato con numerosi editoriali pubblicati sul Corriere Adriatico, fondato dall’omonimo bisnonno oltre centocinquant’anni fa. I suoi editoriali sono raccolti in Opinioni e brioches (2004), Yuyin (2005), Un anno (e mezzo) fatto a pezzi (2007) e Anzi (2010).
Oggi lo fa mettendo in versi l’attualità, osservata ormai a distanza, nelle sue diverse sfaccettature. Spazia dalla politica, quando annota che “Nella furia della contestazione non prevale chi ha l’opinione giusta ma quello che ha la voce più robusta”. All’avvento dell’Intelligenza artificiale scoprendo che ‘Solo ieri ho saputo senza esserne avveduto che al mio fianco c’era un inviato speciale della intelligenza artificiale il quale ogni giorno si guarda intorno, prende nota di quanto mi riguarda e ne informa la Grande Sorella, quella piattaforma telematica che rastrella e sparpaglia l’accozzaglia dei dati belli e brutti…’.
Graffiante è la penna di Vettori anche per una certa televisione: “In tv l’audience di un evento è in aumento quanto più lo spettacolo è violento”. Non manca la censura verso certi comportamenti quando scrive che “Chi produce rifiuti e li sotterra qua e là in pratica fa la guerra a tutta la società che a sua volta sparge l’inquinamento senza adottare alcun accorgimento…”. Gioca anche con l’autoironia di chi ha spento 90 candeline…”Qualche volta l’età diventa vile facendo diventare il corpo ostile”. E l’osservazione dei costumi perché, annota in versi “Il bon ton non consente neppure agli uomini dei piteri forti di uscire di casa con i calzini corti”. Critica e ironia anche per la sua città perchè, appunta, “Qualcuno ha chiesto a mio avviso giustamente che il grosso cavallo rosso dalle mura del Lazzaretto venga finalmente rimosso perchè con la struttura della Mole proprio non c’entra niente”. Un suggerimento all’amministrazione dorica. Rendono anco più piacevole lo sfogliare del libretto numerose opere di Claudio Cecchi, artista visionario e stralunato, le cui esposizioni hanno girato l’Italia e l’Europa.