ANTONELLA CILENTO, LA BABILONESE (BOMPIANI, PP. 384, EURO 20) Amori travolgenti e avventura, storia e fiction, citazioni dotte e reminiscenze gotiche. Protagonista: la memoria. Il plot si snoda lungo i millenni. Arriva ai giorni nostri dove nuvolette virtuali conservano caterve di file. La Babilonese, romanzo storico di Antonella Cilento, uscito per Bompiani, si apre in quel di Ninive, luogo di magnifici giardini, antica metropoli del regno assiro. Di Ninive parla la Bibbia: è la Grande Città in cui il profeta Giona non vuole andare e così viene gettato in mare e inghiottito da una balena dal cui ventre uscirà dopo tre giorni e tre notti. Eroina della Babilonese, è una donna dai mille volti, Libbali, giovane moglie del sovrano Assurbanipal.
Un matrimonio celebrato giusto per dare alla luce un maschio, necessario alla discendenza. Lei ammalia con “i capelli lunghi e ricciuti”, “i suoi occhi trafiggono”, “i suoi seni e i suoi fianchi infiammano”. Il cuore della regina non batte per il consorte. Libbali un bel giorno s’innamora del prigioniero ebreo Avhiram. Il tradimento scatena la furia di Assurbanipal e genera fiumi di sangue. Libbali riesce a mettersi in salvo. Inizia una fuga rocambolesca nel tempo e nello spazio: da Napoli a Londra.
Dal Seicento all’Ottocento al Terzo Millennio. Riemerge trasformata, ogni volta un nuovo nome, uno per tutti: quello della negromante Madame Ballu. “Questo romanzo è partito, ormai parecchi anni fa, dall’immagine di una bambina che correva con una lampada in mano”, una bimba che “correva senza mai fermarsi, passando sui cadaveri dei campi di battaglia, fra i boschi di olivo, sui morti di una pestilenza”, spiega l’autrice nelle note finali. Nel libro numerosi omaggi come quello a Hans Jacob Christoffel von Grimmelshausen, autore del picaresco Simplicissimus, uno scrittore che “attraversò l’orrore della guerra non da spettatore ma da vittima, e la restituì in immaginazione”, spiega Cilento.