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Philip K. Dick nasce il 16 dicembre 1928 a Chicago. Trascorre però la maggior parte della sua vita in California, a Los Angeles e nella zona della Baia. E’ stato uno scrittore statunitense, tra i più importanti del genere della fantascienza negli anni ’70. Le sue opere hanno ispirato molte opere cinematografiche, alcune di grande rilievo. La sua si potrebbe definire un’esistenza inquieta e disordinata, tuttavia sempre lucida dal punto di vista letterario. Ciò fin dagli esordi, avvenuti nel 1952.
Philip K. Dick viene cresciuto da una madre possessiva e nevrotica, che aveva presto divorziato dal padre. Il futuro scrittore da giovane sviluppa una personalità contraddittoria, caratterizzata da atteggiamenti diffidenti e contrastanti nei confronti del sesso femminile.
Non è quindi un caso che i suoi rapporti con le donne siano sempre stati particolarmente difficili.
La sua vita è anche segnata da problemi fisici e psicologici: asma, tachicardia e agorafobia.
L’incontro con la fantascienza avviene nel 1949, quando Philip ha dodici anni. Un giorno acquista per errore una copia di “Stirring Science Fiction” al posto di “Popular Science”, rivista di divulgazione scientifica. Da qui nasce in lui la passione per un genere letterario, che non avrebbe più abbandonato.
Il suo maggiore interesse, oltre naturalmente alla scrittura e alla letteratura, è la musica. In gioventù lavora come commesso in un negozio di dischi e cura un programma di musica classica alla stazione radio di San Mateo (nella contea omonima della California).
Alla fine delle scuole superiori incontra e sposa Jeanette Marlin. Il matrimonio dura solo sei mesi, poi arriva il divorzio: non si incontreranno mai più.
Philip Dick inizia l’università a Berkeley, frequentando corsi di tedesco e di filosofia. In questo periodo conosce Kleo Apostolides, che sposa nel 1950.
Dick è un pessimo studente: non riesce a terminare gli studi, anche a causa della sua appassionata attività politica, che lo porta ad opporsi all’iniziativa americana circa la Guerra di Corea.
Già da allora Philip Dick mostra segni di una particolare insofferenza per la politica della destra americana e non pochi sono i suoi scontri con gli esponenti del “maccartismo“: i suoi biografi raccontano con una certa ironia di come due agenti dell’FBI fossero tanto assidui nel controllo della vita intima e lavorativa di Dick, da diventare alla fine suoi buoni amici.
Nello stesso periodo inizia a scrivere racconti e li invia per posta alle riviste. Nel 1952 sceglie di affidarsi all’aiuto di un agente, Scott Meredith. In breve tempo riesce a vendere il suo primo racconto: “The Little Movement”, che appare soltanto su “Magazine of Fantasy & Science Fiction”.
Questo primo successo fa decidere a Dick di diventare scrittore a tempo pieno.
Il primo romanzo si intitola “Solar Lottery” ed esce tre anni dopo, nel 1955: Dick non ha ancora trent’anni.
Un dato statistico molto semplice fa capire le difficoltà di Dick in quel periodo: nel solo arco degli anni ’50, scrive 11 romanzi e oltre 70 racconti, al di fuori del genere fantascientifico: tutti ricevettero il rifiuto alla pubblicazione (soltanto uno fu poi pubblicato: “Confessioni di un artista di merda“).
Negli anni che seguono, Philip K. Dick pubblica una quantità di racconti e romanzi che sarebbe lunghissima da riportare. Ne ricordiamo alcuni:
Tra i tanti non possiamo omettere “Cacciatore di androidi” (titolo originale: “Do the Androids Dream of Electric Sheeps?”, 1968), dal quale Ridley Scott ha poi tratto il film “Blade Runner” (1982), capolavoro del genere fantascientifico cinematografico.
Il romanzo “Ubik” (1969), è forse il libro più significativo di Philip K. Dick.
Sottovalutato in vita, è emerso nella critica e nella considerazione generale come uno dei talenti più originali e visionari della Letteratura americana contemporanea.
Le tematiche della sregolata ma geniale produzione narrativa di Philip K. Dick sono varie, inquietanti e per molti versi affascinanti:
Nel 1958 Dick abbandona la vita della metropoli – Los Angeles – per spostarsi a Point Reyes Station. Divorzia dalla seconda moglie Kleo, e conosce Anne Rubenstein che sposa nel 1959.
In questi anni la vita di Dick cambia, assumendo un aspetto più familiare: alle tre figlie precedenti della nuova moglie si aggiunge la nascita della sua figlia, Laura Archer Dick.
Gli anni ’60 sono per lui un periodo tumultuoso: il suo stile cambia. Si fa più interiore e diventa sempre più pressante la seguente domanda, di stampo metafisico – ma per Dick assai legata ai mutamenti di prospettiva indotti dall’evoluzione tecnologica:
Nel 1962 pubblica “The Man in the High Castle” (tradotto in Italia come “La svastica sul sole“). Questo lavoro gli farà ottenere nel 1963 il premio Hugo e con esso il riconoscimento come autore di primo piano (è il premio letterario più importante nel campo della Fantascienza).
Da questo lavoro viene prodotta (da Amazon) una serie tv lunga 4 stagioni, dal 2015 al 2019.
Dick in questo periodo cambia anche il tipo di opere scritte: negli anni ’60 scrive 18 romanzi e 20 racconti.
Si tratta di un ritmo di scrittura impressionante, al limite dello stress psicofisico (oltre 60 pagine al giorno). Ciò finisce col distruggere la sua vita familiare: divorzia nel 1964.
A risentirne è però anche e il suo fisico: si volge sempre di più ai medicinali, soprattutto anfetamine.
In poco tempo Philip Dick cade in depressione; in questo periodo oscuro nel 1966 sposa Nancy Hackett (1966), donna schizofrenica che lascia quattro anni dopo. In questo periodo tuttavia la donna contribuisce non poco a spingere Dick verso un declino sempre più inarrestabile.
E’ l’arrivo di un’altra donna, Kathy DeMuelle, ad arrestare la sua caduta. Anche se di fatto non gli fa nemmeno iniziare una risalita. L’inizio degli anni ’70, quindi, si presenta come un periodo sterile, intriso di paranoia e dominato dalla droga.
Seguono l’abbandono di Kathy, i viaggi in Canada e l’incontro con Tessa Busby (Leslie “Tess” Busby); la donna diventa la sua quinta moglie nel 1973; nello stesso anno dalla coppia nasce il figlio Christopher Kenneth Dick. Lo scrittore divorzia ancora, nel 1976.
Ma è nel 1974, e precisamente il 2 marzo, che la vita di Philip K. Dick cambia nuovamente: ha quella che definisce una “esperienza mistica“.
Ricomincia a scrivere romanzi molto diversi da quelli scritti in precedenza; perde interesse per la narrativa breve (l’ultimo racconto è “Frozen Journey” pubblicato su Playboy nel 1980) e indirizza tutto il suo entusiasmo verso un sogno ambizioso: una trilogia di romanzi con tendenze mistiche.
Si tratta della trilogia di Valis, che comprende i romanzi:
Philip K. Dick muore a Santa Ana, in California, il 2 marzo 1982 all’età di 53 anni quando stava lavorando al suo nuovo romanzo, “The Owl in Daylight”, quando viene stroncato da un infarto.