Il giovane Carlo Alberto a 22 anni indossa la divisa dei carabinieri. Riceve il suo primo incarico in Campania, alle prese con il bandito La Marca. In occasione del terremoto del Belice, nel 1968, organizza i soccorsi. Non c’era la protezione civile a quel tempo, e per ringraziarlo i comuni di Gibellina e Montevago gli diedero la cittadinanza onoraria.
Arriva poi in Sicilia. Per l’isola sono anni duri: a Palermo scompare il giornalista Mauro de Mauro (16 settembre 70), viene ucciso il procuratore Pietro Scaglione (5 maggio 71). Dalla Chiesa indaga sui due casi e tira fuori il rapporto dei 114, una mappa dei nuovi e vecchi capimafia siciliana, in cui compaiono per la prima volta nomi che torneranno spesso nelle cronache di fatti mafiosi e che allora erano ignoti ai più: Frank Coppola, i cugini Greco di Ciaculli, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti.
Nel 1973 Dalla Chiesa diventa generale e assume la guida della divisione Pastrengo a Milano, c’è da fronteggiare l’era sanguinosa del terrorismo rosso che si fa strada. Dopo il sequestro del giudice Sossi a Genova, il generale infiltra nelle br un suo uomo, Silvano Girotto, detto ‘’frate mitra’’, e arresta i padri storici del brigatismo, tra cui Renato Curcio e Alberto Franceschini.
Nel 1975 i carabinieri di Dalla Chiesa, nel corso di una operazione che porta alla liberazione dell’industriale Gancia, uccidono la moglie di Curcio, Margherita Cagol. Tempo dopo il generale riprende Curcio e altri brigatisti evasi dal carcere di Casale Monferrato. Ed è sua l’idea di rinchiudere i brigatisti nelle carceri di massima sicurezza (Cuneo, Asinara, Trani e Favignana, e poi Palmi).
Nel 1981 Dalla Chiesa diventa vicecomandante dell’Arma; poi il 2 maggio 1982 la nomina a prefetto di Palermo. Ed qui che solo quattro mesi dopo troverà la morte.