La ricerca del giorno su #babelezon
Filosofo e saggista, maestro indiscusso dell’aforisma a cui ha affidato tutti i suoi pensieri (componendo un’opera tanto frammentaria quanto affascinante).
Era nato l’8 aprile 1911 a Rasinari (Sibiu) in Transilvania. Figlio di un prete ortodosso e della presidentessa dell’associazione locale delle donne ortodosse, si laurea all’Università di Bucarest con una tesi su Bergson. Inizia ad insegnare presso i licei di Brasov e Sibiu: esperienza che ricorderà come catastrofica. Il suo primo libro, che segna l’esordio letterario del suo tormento interiore, è “Al culmine della disperazione” composto nel lontano 1934. Seguono “Il libro delle lusinghe” nel 1936 e “La trasfigurazione della Romania” nel 1937.
Nello stesso anno vince una borsa di studio grazie alla quale si reca a Parigi (“la sola città del mondo dove si poteva essere poveri senza vergogna senza complicazioni, senza drammi … la città ideale per essere un fallito“) da dove non tornerà più in patria.
Prima di partire per la Francia pubblica a proprie spese “Lacrime e santi“. Nel 1940 esce il suo ultimo libro in romeno “Il tramonto dei pensieri“: da questo momento in poi scriverà solo in lingua francese (“lingua adatta per il laconismo, la definizione, la formula…“).
Del 1949 è “Sommario di decomposizione” in cui il vitalismo e la ribellione che affioravano negli scritti precedenti lasciano il posto all’annullamento totale allo scetticismo e all’impossibilità assoluta di credere e sperare.
Nel 1952 esce “Sillogismi dell’amarezza” raccolta di aforismi corrosivi, mentre del 1956 è uno dei suoi successi più duraturi, successo forse agevolato dal suggestivo titolo, “La tentazione di esistere“.
Nel 1960 elabora invece “Storia e utopia” in cui si sottolinea come da qualsiasi sogno utopico basato su una presunta età dell’oro, sia essa passata o futura, si scatenino sempre forze liberticide.
Del 1964 è “La caduta nel tempo” le cui ultime sette pagine – dichiarerà in una intervista – “sono la cosa più seria che abbia scritto.“
In “Il funesto demiurgo”, del 1969, approfondisce e chiarisce il suo legame con la tradizione del pensiero gnostico mentre ne “L’inconveniente di essere nati” (scritto nel 1973), fra i libri che ha sempre dichiarato di amare di più, la sua arte del frammento filosofico capace di squarciare il velo delle cose e delle emozioni raggiunge una delle sue vette più alte.
La sapienza esistenziale di Cioran si fa d’altronde sempre più scavo analitico e disperante sguardo sul mondo, approdando ad un nichilismo che non conosce confini e che oltrepassa lo stesso orizzonte filosofico per farsi rifiuto concreto della realtà e dell’esistenza. Lo comprova il successivo “Squartamento” (1979), in cui però si intravedono i suoi legami con il pensiero gnostico e orientale, visto come unico approccio davvero autentico alla realtà.
Del 1986 è “Esercizi di ammirazione“, raccolta di ritratti di personalità della cultura internazionale (da Ceronetti a Eliade a Borges) ma contenente soprattutto un ampio saggio su Joseph de Maistre.
Nel 1987 pubblica “Confessioni e anatemi“, “… libro-testamento, che testimonia a un tempo di una rottura totale e di una certa serenità fondata sul nulla.“
Emil Cioran, solitario rumeno, è morto a Parigi il 20 giugno 1995.