Saranno il politologo Carlo Galli e lo storico Antonino De Francesco i “contendenti” del 23/o processo storico in programma, come da tradizione, il 10 agosto a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), promosso dall’associazione Sammauroindustria. Imputata sarà la Rivoluzione francese, messa alla sbarra su un interrogativo: è stata portatrice di libertà, uguaglianza e fraternità, oppure fondamento dell’impero e incapace di risolvere le ingiustizie sociali? La sentenza spetta al pubblico partecipante munito di paletta di voto, in un verdetto che sarà letto letto dal presidente di giuria Gianfranco Miro Gori, fondatore del Processo. L’evento sarà ospitato a Villa Torlonia, con inizio alle 21. L’ingresso è libero.
Nel ruolo di accusatore Carlo Galli dell’università di Bologna, secondo il quale, da brevi anticipazioni del suo intervento, “la rivoluzione francese è stata altamente divisiva.
Non soltanto ha diviso la modernità dall’era contemporanea ma è essa stessa divisiva, in quanto non è una sola rivoluzione ma un insieme di rivoluzioni”.
Diverso il punto di vista del difensore Antonino De Francesco, dell’Università di Milano. Puntare il dito contro la Rivoluzione Francese – sarà la sua ‘arringa’ – significa accusare i principi fondativi della cultura europea e occidentale: “per la rivoluzione francese vale quello che un deputato alla Convenzione, a qualche settimana appena dall’eliminazione di Robespierre, disse del Terrore: non si poteva fare il processo a quella stagione politica, perché avrebbe voluto dire processare tutti loro”.