di Amalia Angotti – TORINO, 28 MAG – VIVIANA VERBARO, LA ROSA DI MARGHE (RUBBETTINO, PP 224, EURO 16). La rosa di Marghe è una storia sospesa tra cronaca e romanzo, tra verità e narrazione, un’inchiesta e insieme un urlo di dolore. Viviana Verbaro, giornalista Rai e voce di Radio Uno, racconta in modo emozionante e coinvolgente, nel suo libro d’esordio, una vicenda drammatica che s’ispira a un caso reale di malasanità accaduto in Calabria, terra d’origine dell’autrice. Una di quelle storie che siamo abituati a leggere nelle pagine di cronaca e che vengono dimenticate troppo in fretta. Personaggi e luoghi acquistano però un significato simbolico che va al di là della vicenda da cui il romanzo prende spunto. Il libro è un invito a riflettere sul tema della diritto alla salute, a non abbassare la guardia e a indignarci perché certe cose non accadano più.
Sullo sfondo un Mezzogiorno immaginario, ma anche reale, in cui dominano le menzogne, il cinismo, la fatalità e la rassegnazione.
“Ho scelto il romanzo e non l’inchiesta – spiega Verbaro che ha presentato La rosa di Marghe al Salone del Libro di Torino – per un’esigenza di libertà, per poter scrivere senza regole, ma soprattutto perché volevo che questa storia rimanesse nel tempo, non restasse ferma nei confini della cronaca”.
La protagonista è Marghe, medico oncologo figlia di contadini, che insegue a lungo il sogno della maternità e a 37 anni rimane incinta. Al momento del parto, però, qualcosa va storto: per un errore in sala operatoria la donna entra in coma e poi in stato vegetativo permanente. Una vita non vita, “un inferno in terra”. Un brutto scherzo del destino. A raccontare la storia di Marghe e le vicende che s’intrecciano intorno al suo dramma, alla ricerca di una verità che rimane sospesa, senza assumere mai contorni netti, è Giulia, l’amica persa e ritrovata, giornalista tornata dagli Usa dopo avere letto casualmente quanto accaduto.
Verbaro ricostruisce i fatti in modo documentato – da cronista ha visitato un centro specializzato nelle riabilitazioni di pazienti in stato vegetativo – e partecipa con discrezione al dramma dei familiari e dei protagonisti della storia, alla loro lotta contro chi cerca di omettere e di insabbiare. Un romanzo con uno stile asciutto e nello stesso tempo un crescendo di colpi di scena, che non cade mai nella retorica e ha una forte valenza sociale. Con un messaggio di speranza che trapela nelle pagine finali del libro, in quella fiaccolata in cui si invoca ‘Giustizia per Marghe’, aperta da Agata, la mamma contadina, avvolta in uno scialle nero di lana pesante, che “cammina mossa da gratitudine verso i presenti”.
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