(di Clemente Angotti) CARMINE LUPIA – GIANCARLO STATTI “LE ERBE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA” (EDIZIONI RUBBETTINO, pp 127, euro 14) Santo taumaturgo, patrono della Calabria e della gente di mare, ma anche eccellente erborista e naturalista. E’ un coinvolgente itinerario tra fede, ragione e scienza, quello che si schiude alla curiosità del lettore nel libro ‘Le erbe di San Francesco di Paola’, edito da Rubbettino con il contributo della Fondazione Vos.
Il volume, scritto a quattro mani da Giancarlo Statti, docente di Biologia Farmaceutica all’Università della Calabria e da Carmine Lupia, etnobotanico e direttore dei Conservatori etnobotanici di Castelluccio superiore (Potenza) e Sersale (Catanzaro), apre ad un mondo intriso di sapienza antica che di sicuro ha ancora molto da dire anche nella modernità.
Antesignano dell’odierna fitoterapia, come ricorda nella prefazione Claudia Crina Toma, docente della Facoltà di Farmacia dell’università ‘Vasile Goldis’ di Arad in Romania, San Francesco di Paola ‘fu assiso agli altari per il suo potere taumaturgico che riguardò soprattutto l’assistenza agli infermi, per i quali operò guarigioni”. Non meno straordinaria e affascinante è, però, la competenza erboristica del fondatore dell’Ordine dei Minimi così come emerge dalle scoperte di Statti e Lupia in un lavoro che valuta e corrobora le intuizioni del Santo Paolano supportandole da riscontri scientifici. E così tra le proprietà del coriandolo, utile a fare abbassare la febbre, o l’assenzio e la menta che lenivano il mal di stomaco fino alla lavanda efficace contro l’emicrania si fa strada, sulle orme del Patrono della Calabria e della gente di mare, un percorso storico sull’utilizzo medico di piante ed erbe a scopo terapeutico sin dai primordi dell’erboristeria diffusa soprattutto tramite i monasteri e le abbazie.
Dalla B di bambacia fino alla zeta di zenzero passando per cannella, garofano, genestra, ortica, salvia e tante altre, il volume mette in fila un repertorio di 102 schede identificative illustrate che offrono un quadro completo delle proprietà di ciascuna essenza vegetale: dalla denominazione in ogni declinazione sia scientifica che orale con tanto di citazioni di testimonianze dell’epoca, completa di foto descrizione, identificazione, uso che se ne è sempre fatto e riscontro prima sul territorio e poi in laboratorio. Un lavoro non semplice e che ha dovuto fare leva su testimonianze e fonti del tempo ricavate non senza difficoltà dai processi di canonizzazione.
Per padre Gregorio Colatorti, generale dell’Ordine dei Minimi che firma la presentazione, “il lavoro di Statti e Lupia apre una breccia nel muro che impedisce di vedere con chiarezza l’infinito paesaggio, come la siepe leopardiana, che sta al di là dell’immagine che di Francesco ci è stata trasmessa da una certa agiografia e ci conduce a fare un passo in avanti affinché possiamo restituire alla storia di oggi una testimonianza che, forse, è una delle più utili con cui confrontarsi per ritrovare i valori fondamentali della nostra società” e che, inoltre, “ci invita alla riflessione sul rapporto tra la bellezza della natura e l’azione di Dio in essa, tra l’intelletto umano e la sapienza di Dio”.