LOLA LAFON, QUANDO ASCOLTERAI QUESTA CANZONE (EINAUDI, PP. 154, EURO 17.50) Un saggio di storia, un memoir, un’analisi sull’essenza dello scrivere. Quando ascolterai questa canzone, uscito per Einaudi, tradotto da Silvia Manzio, è il resoconto di un’esperienza: il 18 agosto del 2021, la scrittrice francese Lola Lafon trascorre una notte intera al Museo Anne Frank, nell’Alloggio segreto, ad Amsterdam; è il luogo in cui Anne abitò e scrisse il Diario. Anne Frank il 28 settembre del 1942, a proposito del non poter uscire di casa, confessava:”Mi opprime anche più di quanto non possa dire”. “La quotidianità di Anne Frank – scrive Lafon – era quella di una prigioniera condannata a una pena infinita, la quotidianità degli occupanti dell’Alloggio segreto era quella della costrizione permanente”.
Lafon descrive la sofferenza di Anne, chiusa fra quelle mura:”Il corpo, nell’Alloggio segreto, è un corpo privato di luce, d’aria aperta, di movimento. Un corpo spezzato, contratto, intorpidito.
Un corpo affamato e anche nauseato, a furia di piatti farinosi e patate ammuffite. Un corpo in balia di tutte le paure, di tutte le angosce, il pericolo è ovunque: il palazzo di destra è abitato, quello di sinistra ospita una falegnameria”.
Per la stesura del volume, Lafon ha raccolto testimonianze. Si è messa in contatto con Laureen Nussbaum che conobbe da vicino i Frank ed è una delle maggiori studiose del Diario. Nussbaum le ha raccontato che Anne parlava molto e che era una bambina adorabile. Nussbaum era amica di Margot, la sorella di Anne.
Lola Lafon, durante la lavorazione dell’opera, ha letto molto: saggi sulla Shoa; una biografia di Miep Gies, segretaria di Otto Frank; Dora Bruder di Modiano; Lo scrittore fantasma di Philip Roth. Inoltre rivela: “Leggo una biografia di Audrey Hepburn, la cui madre venerava Hitler: l’attrice rifiutò di interpretare il ruolo di Anne Frank sul grande schermo, temendo di non essere ‘legittimata’ a farlo”.
A proposito del Diario di Anne, Lafon commenta:”L’io di Anne Frank riflette tutte le cose che ci appartengono e che lei ha perso: la luce di fuori, la brezza, l’abbaglio del sole e la nerezza infinita di quello che non percepiamo, in mezzo alle stelle. Contiene un tutto di piccoli niente: nell’Alloggio segreto la vita quotidiana era fatta anche di cene da preparare, di caffè da scaldare, di libri alle cui pagine fare le orecchie, di liti e di lacrime, e persino, sfidando l’opacità delle finestre coperte di panno, di un minuscolo angolo di cielo, in soffitta. L’io di Anne Frank crea dipendenza. Ne vogliamo di più, ancora”.