‘L’uomo che arrestò Mussolini’. È il titolo del nuovo libro (Marlin Editore) di Mario Avagliano, storico e giornalista, che racconta la storia dell’ufficiale dei Carabinieri ed eroe Giovanni Frignani, tra i principali promotori del fronte militare clandestino, arrestato dalle SS, chiuso nel carcere di via Tasso, torturato davanti alla moglie e ucciso alle Fosse Ardeatine.
Negli anni della seconda guerra mondiale, Frignani, dall’osservatorio del gruppo interno dei Carabinieri di Roma registra senza censure il crescente malcontento e l’insoddisfazione della popolazione verso Mussolini e il fascismo, segnala le malefatte di alcuni gerarchi, come Roberto Farinacci, e anche le manovre della Germania di Hitler per una futura occupazione dell’Italia. Ma le sue informative infastidiscono il Duce e i suoi collaboratori, tanto che nel giugno del 1943 Mussolini in persona ne chiederà per punizione l’allontanamento da Roma e l’invio in una zona al fronte. Il provvedimento viene ritardato ad arte dai comandanti dell’Arma che il 25 luglio 1943 gli affidano la delicata operazione dell’arresto del capo del fascismo all’uscita di Villa Savoia dopo il colloquio con il Re. E si deve alla determinazione di Frignani se viene portata a termine con successo.
Dopo l’8 settembre e l’occupazione di Roma, fascisti e nazisti mettono una taglia sull’alto ufficiale dell’Arma che non si perde d’animo e diventa uno tra i principali promotori del fronte militare clandestino dei carabinieri, fino all’arresto da parte delle SS e alla morte alle Fosse Ardeatine.