(di Mauretta Capuano) Il micidiale Natale di Ernest Cunningham, protagonista dei bestseller di Benjamin Stevenson.
Le più belle storie natalizie scritte da autrici inglesi e americane dal tardo Ottocento a oggi, tra le quali Louisa May Alcott, Dorothy Parker, Zadie Smith e Jeanette Winterson e il ‘Babbo Natale giustiziato’ di Claude Levi Strauss. Tra le Strenne 2024 da mettere sotto l’albero, oltre agli intramontabili classici, i bestseller, i vincitori di premi e i tanti titoli usciti quest’anno che non si è riusciti a leggere, anche alcuni libri che fanno della ricorrenza natalizia la protagonista, offrendone una prospettiva nuova o invitando a soffermarsi sul suo significato, fuori dagli stereotipi. Nei diciotto racconti di ‘Natale al femminile’ (Donzelli), a cura di Eleonora Carantini, si passa dalla melodia natalizia familiare, rassicurante, all’insinuarsi di qualcosa di dissonante e dissacrante, in pagine poco conosciute, in alcuni casi mai tradotte, che offrono una visione inedita di questa celebrazione. Con Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole donne, e con Lucy Maud Montgomery, l’autrice di Anna dai capelli rossi, siamo nella più classica delle atmosfere natalizie, con strade innevate, camini scoppiettanti e buoni sentimenti, ma nel Novecento qualcosa comincia a distorcersi, fino ai racconti del nuovo millennio che sono i più disincantati e dissacranti. Dorothy Parker, già nel 1916, se la prende con le storie natalizie, sempre uguali ogni anno. Ed ecco le conflittualità sociali ed etniche con Willa Cather o Eudora Welty.
Il Natale diventa il catalizzatore delle tensioni e dei cambiamenti della società, ma anche il momento in cui affiorano le inquietudini, le ipocrisie, i desideri, le frustrazioni e le speranze di chi, volente o nolente, si trova ogni anno a celebrare questa festa.
Il significato più recondito di Babbo Natale, “unica credenza in cui gli adulti non credono pur spingendo i bambini a crederci” viene esplorato in ‘Babbo Natale giustiziato’ (Sellerio), un testo ironico, divertente di Levi-Strauss, il fondatore dell’antropologia culturale e padre dello strutturalismo, con l’introduzione di Gianfranco Marrone e un testo conclusivo di Antonino Buttitta. Partendo da un fatto accaduto nel Natale del 1951 a Digione, dove sul sagrato della cattedrale venne impiccato e poi bruciato un fantoccio di Babbo Natale in rifiuto della paganizzazione della festa cristiana, l’antropologo si chiede dove vada collocato Santa Claus e finisce per inserirlo nella famiglia delle divinità di una sola fascia d’età della nostra società, fino ad arrivare alla categoria della ‘natalizzazione’ come la chiama Marrone.
Lo scrittore australiano pluripremiato Benjamin Stevenson, torna con un episodio speciale della sua serie bestseller che ha per protagonista Ernest Cunningham, ‘Tutti hanno dei segreti a Natale, un giallo pieno di ironia costruito come un calendario dell’Avvento dove ogni capitolo contiene un indizio per arrivare alla soluzione finale. A Natale, Cunningham contava sul fatto che qualsiasi assassino che si rispetti se ne stesse in panciolle a scartare regali, ma non è proprio così. Per i fan e non solo di Stevenson, protagonista del 2024 Feltrinelli, arriverà una serie tv per Hbo di ‘Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno’ cui è seguito ‘Tutti su questo treno sono sospetti’.
Per chi è stanco delle feste ancora prima che inizino imperdibile ‘Maledette feste’ (Fazi) di Isabella Pedicini, una commedia irriverente che cerca di recuperare il significato originario del Natale e di tutte le feste e di mostrare il consumismo che le accompagna.