“In Occidente abbiamo una immagine totalmente distorta di Alexei Navalny. Non vengono approfondite le origini di questi personaggi e chi siano realmente. Navalny non è mai stato un politico, è sbagliato dire che era un oppositore di Putin”. Lo dice all’ANSA lo scrittore russo naturalizzato italiano Nicolai Lilin nel giorno della morte in carcere, a 47 anni, del dissidente russo.
“Navalny era uno strumento di propaganda, ma non un elemento politico perché l’elemento politico comprende l’esistenza di un programma, di un’ idea politica, ciò che Navalny non aveva. Era un blogger che attraverso i social diffondeva le proprie opinioni. È nato nell’ambiente dell’estrema destra russa, era un nazista” sottolinea Lilin che dopo vent’anni in Italia ora vive all’estero.
“Quando Putin ha massacrato tutti i nazisti, Navalny ha trasformato se stesso in un progetto da vendere. Lavorava con una grande squadra di professionisti, hanno fatto un blog, notiziari, piattaforme social e così via. Era una organizzazione che ha cominciato a ricevere sponsorizzazioni dall’Occidente e Navalny da nazista si è trasformato in un libertario” incalza Lilin. “È sbagliato partire presentandolo come un oppositore di Putin, lui era un elemento di disturbo in Russia che lavora per gli interessi del mercato Occidentale. Per questo è stato internato nel carcere. Io sono contrario a questo, ma sappiamo che la Russia funziona così, è un sistema autoritario e se ti comporti in un certo modo viene punito in un certo modo. Poi, quello che è successo in carcere è un mistero”.
Certo, continua lo scrittore, “a Putin la morte di Navalny in carcere non serviva proprio nulla. A Putin Navalny serviva come un detenuto per mostrare a tutti che il sistema putiniano può usare la legge per reprimere coloro che cercano di sabotare il funzionamento dello Stato. A Putin non serviva ammazzarlo. C’era più interesse in Occidente per trasformarlo in martire e portarlo avanti come bandiera della libertà”.