– PALERMO, 06 GIU – ROSSANA CAVALIERE: LEONARDO SCIASCIA NEGLI OCCHI DELLE DONNE (VALLECCHI EDITORE, 251 PAGINE, 18 EURO) Un’intervista all’Espresso (“Le zie di Sicilia”) aveva attirato nel 1974 su Leonardo Sciascia la critica di non tenere in grande considerazione l’universo femminile. Non solo nella sua opera le donne avevano una parte marginale, ma a Franca Leosini, che lo aveva seguito per diversi giorni, aveva parlato di un “matriarcato” siciliano. Le riflessioni dello scrittore, come sempre nette e a volte provocatorie, suscitarono tante reazioni nel mondo della cultura tra cui quelle di Dacia Maraini. Quasi mezzo secolo dopo il tema viene rivisitato, stavolta con toni e accenti meno divisivi, da Rossana Cavaliere che ha raccolto nel libro “Leonardo Sciascia negli occhi delle donne”, edito da Vallecchi, le testimonianze di quindici figure femminili molto impegnate e conosciute come Barbara Alberti, Rita Cirio, la giornalista della Rai Bianca Cordaro (Sciascia fu suo testimone di nozze), Silvana La Spina, Giannola Nonino e le sue tre figlie, Franca Leosini, Dacia Maraini, Marcelle Padovani (che dalle conversazioni con lo scrittore ricavò il libro “La Sicilia come metafora”), l’italianista Domenica Perrone, Anna Maria Sciascia (la figlia che descrive il ritratto dello scrittore non solo come padre), Francesca Scopelliti, Elisabetta Sgarbi. Con loro Rossana Cavaliere, che alle opere di Sciascia ha dedicato una parte importante dei suoi studi, ripercorre itinerari culturali, incontri, scambi epistolari. In questo modo, come dice il sottotitolo del saggio, si ricompongono tante “tessere di un mosaico al femminile”. L’onda dei ricordi fa riemergere aneddoti curiosi e le mille sfaccettature di uno dei più importanti scrittori del Novecento (questo è almeno il giudizio di tutte) con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue fragilità, le sue sensibilità. Gli sguardi femminili mettono così a fuoco la complessa personalità di Sciascia, riservato e diffidente, ma anche generoso e attento a ogni fermento culturale. Dacia Maraini, che ne apprezza sempre lo stile asciutto e l’instancabile “ricerca della verità”, lo ha descritto così il giorno in cui lo scrittore è scomparso: “Era un piacere discutere con lui, per quanto si potesse essere in disaccordo, perché il suo discorso era sempre inatteso, imprevedibile e quindi stimolante”. E poi “non cadeva mai nel disprezzo o nel malanimo”. Bianca Cordaro era colpita dall’aspetto umile di Sciascia, ma, conversando con lui, dice, “mi si spalancò un mondo ricco di contenuti originali, di fantasia e di una strana gioia velata da forti pennellate di pessimismo”. Sono frammenti di memoria che rimandano tanti aspetti inediti dell’itinerario umano, politico e letterario di Sciascia. E mentre lo rievocano, le donne che lo hanno conosciuto parlano anche di sé. .