MARIA ELISA ALOISI, STO MENTENDO (MONDADORI, PP. 256, EURO 17.50) Maria Elisa Aloisi è fra le nuove autrici del giallo mediterraneo siciliano. L’eroina dei suoi romanzi si chiama Ilia Moncada: catanese, avvocata penalista. I lettori l’hanno già conosciuta ne “Il canto della falena”. La saga si arricchisce di un ulteriore capitolo: “Sto mentendo”, pubblicato da Mondadori. Al centro della trama l’omicidio di un geriatra. Teatro della vicenda è la città etnea, con l’imponente vulcano che sputa la cenere, e la spiaggia dorata della Plaja, frequentata da Ilia negli anni dell’università: delle giornate spensierate dell’epoca ricorda “i tormentoni dell’estate a tutto volume, gli urlatori di coccobello”, “i campionati di beach volley”, “l’istruttore di kitesurf”, i balli intorno ai falò e “l’arancino post sbronza all’alba”.
Come accade spesso nel genere mistery, non mancano toni da commedia e parentesi gastronomiche, secondo una tradizione presente già nelle storie del mitico Montalbano di Camilleri.
Ilia si concede pause dal lavoro andando a mangiare dalla zia che le prepara succulenti maccheroni, melanzane da capogiro e ricotta salata. La cucina di zia Ofelia “accoglie con profumi prelibati di pizza fritta”, “fragrante e squisita”; questa parente cuoca sopraffina è inoltre un’accanita fan di programmi true crime.
Aloisi dosa la suspense e in alcune scene ammicca all’horror: “Si trattenne ancora un attimo per contemplare il sangue sul pavimento e quello schizzato sull’intonaco delle pareti.
Silenzio, solo il ronzio delle mosche, mentre lo sguardo vagava per la stanza: una ciotola piena di caramelle avvolte nella carta lucida rosso rubino, la foto di una bimba in tutù, una casa delle bambole ancora incompleta ai piedi del divano”.
Quanto alle caratteristiche del personaggio, la Moncada ha la fobia di parlare in pubblico. Una paura che si trascina fin dalle elementari quando alla recita scolastica si trovò a interpretare la matrigna di Biancaneve. Ilia, per non bloccarsi durante le arringhe, porta sempre con sé pietre di calcedonio blu. Pietre a cui ricorreva anche l’oratore ateniese Demostene.
Lui le teneva in bocca per superare la balbuzie. Il retore greco è un faro per Ilia, lo prende a modello, per percorrere senza intoppi “la strada dell’eloquenza”.