(dell’inviata Mauretta Capuano) Le guerre che “avrebbero dovuto scomparire e si sono moltiplicate ovunque”, l’umanità che “è una sola tribù ma ci massacriamo a vicenda” e la bellezza come antidoto a tutto questo che se si è capici di coglierla nelle differenze “è democrazia”.
Susanna Tamaro, Stefano Zecchi e il fisico Carlo Rovelli, i tre rappresentanti dell’Italia Ospite d’Onore alla Buchmesse 2024, sono saliti sul palco del Congress Center per ricordarci , alla cerimonia d’inaugurazione della Fiera del Libro di Francoforte, che la letteratura e la scrittura possono salvarci anche in questi tempi tragici.
In mattinata lo aveva fatto la scrittrice Elif Shafak parlandone come “un atto di speranza e resistenza”.
Dure le parole di Rovelli: “incombe la minaccia della catastrofe nucleare. Stiamo costruendo missili in grande numero e dispiegandoli ovunque, anche in questo paese che pensavamo fosse saggio. Date le differenze di conflitti, adoperiamo la nostra energia per sopraffarci a vicenda. I nostri nemici sono gli amici con cui dovremmo lavorare per il bene comune”. Il fisico poi incalza: “diciamo che combattiamo perché abbiamo valori diversi. E’ una bugia. Combattiamo perché siamo simili. Diciamo che combattiamo per gli ideali e invece lo facciamo per supremazia e potere”. Da qui l’invito a scrivere “libri che ci insegnino a fermare la follia del presente. Vorrei che la comunità del libro fosse all’altezza di svolgere il ruolo civilizzatore che i libri hanno avuto per millenni, prima che sia troppo tardi”.
Anche l’autrice di Và dove ti porta il cuore parla di “un crinale della storia pericolosissimo” in cui i conflitti che “ci avevano detto che sarebbero state almeno intelligenti, invece sono le solite folli, sanguinarie e atroci guerre di sempre”.
Dante, ricorda Tamaro, “definisce la terra ‘l’aiola che ci fa tanto feroci’ e noi a questa ferocia, non solo non abbiamo rinunciato, ma l’abbiamo moltiplicata attraverso tecnologie sempre più sofisticate”. Ma a salvarci la vita sono “la letteratura e la poesia, quando sono davvero tali” dice “come testimonia Primo Levi in Se questo è un uomo, quando racconta come le terzine di Dante, imparate malvolentieri al liceo, gli fossero riapparse nella mente come un’àncora di salvezza nell’inferno di Auschwitz”. La grande letteratura “non invecchia, è un’amica che ci accompagna nei secoli e forse mai come ora abbiamo bisogno di questa disinteressata amicizia”.
Il filosofo Zecchi punta i riflettori sulla bellezza che “è la forza per rinascere dal nulla, dalla brutalità del male. Fare bellezza non è un esclusivo privilegio dell’artista, dello scienziato che lavora per il bene dell’umanità: anche nell’operare silenzioso e anonimo di tanti eroi della vita quotidiana che donano se stessi per aiutare gli altri, si fa bellezza”. Ed è “il coraggio di trovare nelle differenze quello che accomuna, che consente il confronto nel reciproco rispetto delle proprie idee, è la bellezza che si chiama democrazia”.
La giornata d’inaugurazione si è conclusa con l’inno italiano eseguito da Frida Bollani Magoni al Padiglione italiano progettato dallo Studio Boeri Interiors che ha come cuore pulsante una grande piazza in cui ha accolto la delegazione italiana il Commissario Straordinario del Governo, Mauro Mazza.