Scopri tutte le recensioni ai libri scritte dai lettori della community Babelezon.
Vuoi scrivere anche tu? Registrati o accedi al portale e inizia a partecipare con le tue opinioni!
Eugenia Rosetti
Divorato in un giorno, avevo proprio bisogno di una lettura così: spensierata, frizzante, divertente e con sfumature alla Dowton Abbey. Ho adorato la protagonista Angelica naïf, ironica e coraggiosa infine il fascino della residenza di Chaverton House mi ha conquistato fin dalle prime stanze e dall’odore dei cornetti😋.
Eugenia Rosetti
Una storia commovente, tenera capace di far vibrare le corde del cuore grazie anche alle strepitose ed espressive illustrazioni di Alessandro Sanna. Il racconto di un’amicizia speciale quella tra Uomo e Animale, tra uomo e cane, un’amore che esiste da sempre ma che ultimamente l’essere umano preso dal suo delirio di onnipotenza si dimentica. Michele Serra con delicatezza senza farci dei pipponi ecologisti riesce a farci ricordare e sentire la ricchezza e la potenza della vita in prossimità della natura. Ci spinge alla soglia dei boschi a odorare il profumo e il suono della terra, della natura e ad ascoltare le vici di chi la popola. Osso un cane pelle ossa e un Vecchio arrivato all’osso della sua esistenza si incontrano e nonostante la loro stanchezza e diffidenza hanno ancora tanto amore da darsi e dirsi. La loro confidenza e vicinanza prende il via proprio dalla loro lontananza. Inizia così una delicata danza tra Osso e il Vecchio che ci spinge a riflettere sul nostro rapporto con la natura e le sue creature.
Eugenia Rosetti
Avevo proprio bisogno di un libro del genere, decisamente nelle mie corde. Scrittura nervosa, scomposta, graffiante, penetrante e cinica fino all’ultima sillaba. Entriamo nella testa della “scrittrice” protagonista, sarà la Ciabatti? Si, no, ma? Ma che ci importa! siamo talmente rapiti dal flusso dei suoi pensieri che perdiamo di vista tutto il resto, come si suol dire tutto il resto è noia. La Ciabatti è sublime nel suo riuscire a strattonarci tra l’adolescenza crudele e turbolenta delle protagoniste e il loro presente piatto, irrisolto, malato e triste. Non sono tanto gli accadimenti che ti tengono incollata alle pagine quanto la scrittura le atmosfere che è capace di evocare. La Ciabatti riesce a restituire, a mio parere, in maniera perfetta il tumulto adolescenziale: il non sentirsi accettati, considerati, la voglia di rivalsa, il conflitto interiore che forse non svanisce neanche in età adulta. La potenza di questo libro sta proprio lì nel portarci a riflettere su quanto il nostro essere adulti abbia a che fare con ciò che abbiamo risolto e irrisolto della nostra adolescenza. Un’età di passaggio, di iniziazione che allunga la sua ombra a inquinare la nostra vita per sempre. I desideri più brucianti che popolavano i nostri 15 anni siamo sicuri che emanassero davvero bellezza? o sembrava bellezza? Bello e disturbante un connubio che io AMO.
Eugenia Rosetti
Esistono romanzi fatti a apposta per noi: "Cambiare l'acqua ai fiori" è decisamente il mio. Il libro ha scatenato un'altalena di emozioni: riso, lacrime, rabbia, serenità, ed è stato sempre difficile interrompere la lettura. La protagonista è Violette, gentile, raffinata; ha la sensibilità tipica di chi ha sofferto nel silenzio più assoluto e ha saputo trasformare il dolore nel motore della sua vita. Intorno a lei ruotano diversi personaggi, le cui vicende si intrecciano magistralmente: al termine di ogni capitolo non potevo fare a meno di chiedermi chi avrei ritrovato nella pagina successiva. Straordinario come in tutto il romanzo l'idea della morte sia costantemente presente, senza però essere angosciante: "Cambiare l'acqua ai fiori" dimostra che si può trovare la forza di sorridere anche nella disperazione più nera.
Simone Ancona
In uno stile quasi malinconico ma scorrevole, si attende su montagne russe emotive molto piatte un cliffhanger che non arriva mai. Insomma, si attende di capire il problema di Adriana in un una narrazione che è un andirivieni di ricordi (persino il gatto è introdotto dopo 3 o 4 capitoli!), nel mezzo si capisce che il marito poi ex dell'io narrante, Piero, grandissimo consumatore di biscotti, per inciso omosessuale per caso (classico episodio da spiaggia nudisti allo scoccare di mezzogiorno) nasconde un terribile, inenarrabile segreto: è stato sedotto dal lato Oscuro della medicina - l'odontoiatria. Per il resto, non è stato il maggiordomo.
Manuel Di Ronza
È un buon libro, si legge con semplicità. Prima a distanza, poi sempre più coinvolti. Non c'è alcun dubbio che Veronesi conosca molto bene l'arte di progettare un'opera di successo. Attraverso la professione della scrittura o la scrittura di professione, compone per il lettore una narrazione estremamente equilibrata e simbolicamente appassionata. A tratti precipita nel cinismo, poi si fa lieve tramite l'interpretazione e l'ironia, lavora e imprime e sbalza ottimamente forme e strutture tradizionali e sperimentali su un modello antropologico e psicologico, nel quale la concezione narcisista risulta fondativa per la costruzione del testo. Ma forse ho un dissenso soggettivo, commentare questo racconto mi mette di fronte a una complessità; da avversario dello storytelling, non sono stato capace di emozionarmi: i libri edificanti spesso mi annoiano e ancora di più ho in antipatia le cose pop (al riguardo, per me tanta psicoanalisi, e invece sul romanzo, fior di critici e scrittori manifestano legittimo e indubitabile entusiasmo). In Veronesi si narra la storia di Marco, situata in una guerra feroce tra verità e libertà, secondo lo stile parlato di un ostentato virtuosismo. Il lettore è temporalmente accompagnato tra il solito amore impossibile, l'infinità di tragedie personali che non possono non commuovere, la fine della vita come dignità ultima, il tema del suicidio con annesso artificio letterario, l'andamento odiosamente tenero, e poi sempre il lettore non può non apprezzare il bel mondo della tradizione “borghese”, valoriale e magistrale: le località eleganti, gli sport elitari, i disturbi della crescita, il pensiero alla moda, la resilienza fatta oggetto di narrazione, con legittima bibliografia di debiti culturali. Per Veronesi è particolarmente importante la filosofia dello sguardo; l'essenza estetica e visiva delle cose ha una centralità che svela sia i significati nascosti nelle cose, sia la realtà a specchio delle emozioni umane, le cose osservate, le conseguenze interiori (l'occhio dantesco degli invidiosi), l'uomo nuovo per il quale io sono ciò che vedo. Sembra che l'autore affidi il mondo del suo protagonista alla negazione e alla sottrazione, al trattenere gli altri, al dolore definitivo di affrontare ogni cosa nell'immanenza dell'io. Ecco, questo lavoro è una ricerca di un Io. Sopra ogni altra possibilità, c'è l'eroe che supera ogni prova: abbandonato dalla moglie mentalmente malata, privato dell'amore genitoriale e filiale, infine destinato a lasciare il mondo in modo eroico. Ma è letterario tutto ciò? O è un gioco sul nostro èthos umano? Veronesi ha una sua risposta, e la concede con fierezza: rende struggente ciò che è intimo, e infine punta tutto sulla rinuncia a ciò che è ricco e terreno come rimedio alla disperazione, ma non prima di aver indicato nella celebrità e nella affermazione l'unica aspirazione e speranza immaginabile, nella ricchezza l'unica risorsa per cambiare il mondo. Insomma, c'è un ragionare elegiaco sulle relazioni umane, fragili e incoscienti, e l'autore spontaneamente nutre il lettore di sentimentalismo e ricercatezza retorica; di nuovo, l'autore espone lo sviluppo degli eventi come già risolti (in quanto pensati, disegnati, creati), descrive una condizione consapevole e casuale e fatta di consistenti scelte e coincidenze, senza indagare le contraddizioni e i conflitti delle ambivalenze esistenziali, la realtà irredimibile del non essere, l'insondabile natura del nucleo crudele della vitalità. Vivere per vivere e morire per morire; quindi, scrivere per scrivere, non scrivere per piacere. Infine, concludendo, una lettura che ho apprezzato ma al tempo stesso mi ha illuso, a causa del mio carattere perturbato, una scrittura che sembra esprimere un alto grado di purezza, spiritualità e inclinazione alla vita, ma non oltrepassa la soglia dell'esperto estro e della costruita perseveranza.“A partire da quell'esperienza, però, la sua vita ha sempre continuato a srotolarsi allo stesso modo: stando ferma per anni mentre quelle degli altri andavano avanti, e poi di colpo eruttando in un improvviso evento eccezionale che lo sbalzava in un altrove nuovo e sconosciuto. Quasi sempre quella transizione produceva dolore e la domanda che ha cominciato a minacciarlo, allora, col suo carico di rabbia e vittimismo, è: perché proprio io, perché proprio a me?”
Manuel Di Ronza
Come si fa a commentare un libro che tocca tali vette? Queste cinque lezioni sono una miniera inesauribile di stimoli e spunti di riflessione, non solo per approcciarsi con sguardo nuovo alla letteratura, ma per orientarsi diversamente anche nella vita! Posso solo ringraziare Calvino che ancora una volta mi ha profondamente colpita e affondata.
Cristian Fassi
Una lettura speciale. Non dovrei parlare della semplicità del romanzo, potrei essere frainteso e pensare che lo considero un libro superficiale o per bambini. Se mi concentro sulla linea sottile che divide l’inverosimile dal plausibile nella storia, sono a un passo dal catalogare il romanzo come surreale.La sua agilità narrativa, così come le sue descrizione di situazioni e personaggi in maniera molto chiara e pulita, mettono il lettore in grado di percepire nitidamente le proprie contraddizioni. Molte volte la storia di Cosimo (protagonista del romanzo) diventa prevedibile. Il lettore può anticipare il ritmo della scrittura non perché sia un susseguirsi di argomenti, ma perché capisce e comprende molto bene il personaggio. [rileggendomi in questo passaggio mi sono capito poco, allora aggiungo una nota sotto per spiegarmi meglio]*1Italo Calvino utilizza una cornice pseudo-fantasy del passato per raccontare i problemi del presente, coerenza logica nella struttura che lega questo romanzo agli altri due della serie "I nostri antenati": Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente Così, con questo Barone rampante lo scrittore ci porta in una Liguria tardo settecentesca in cui un giovane nobile decide di smettere di poggiare i piedi per terra e vivere per sempre tra gli alberi. Questo ragazzino (poi uomo) è Cosimo (personaggio indimenticabile) e conosciamo la sua storia grazie a Biaggio, suo fratello e narratore.La magia di questo libro sta nel fatto che questa idea di base passa dall'essere un'eccentricità alla cosa più logica del mondo. Calvino è così bravo che fa capire ai sani di mente la logica del matto. Ci fa guardarci allo specchio e chiederci: perché non vivo anch’io sugli alberi? La risposta è semplice: non c'è nessuno più coraggioso e libero di Cosimo Piovasco di Rondò.-- Nota *1) Notta complementare al secondo paragrafo. Per farmi capire meglio vi propongo un esempio pratico così diamo il Nobel postumo a Calvino e la chiudiamo qui. Mettiamo che siamo sul torrente Merdanzo (già con questo nome al torrente, visto l'uso evacuatore da parte di Cosimo, sarebbe da Nobel automatico). Allora, torniamo sul torrente Merdanzo, mettiamo che sia un fiume fresco e cristallino, di colpo vediamo apparire in fondo al fiume un pezzo di qualcosa buttato lì, spazzatura o magari il risultato dei bisogni fisiologici di Cosimo, vediamo nitidamente nell'acqua pulita questo pezzo di merda e pensiamo: Ma cacchio! che fiume sporco! Ma pensate un po' meglio: È più sporco questo fiume che ci permette di vedere la spazzatura nel suo fondale o quello che ci impedisce di farlo a causa delle sue acque torbide?-- Nota *2) Grazie alla magia di internet ho scoperto che il fiume Merdanzo esiste davvero in Liguria, niente Nobel per Calvino.
Eugenia Rosetti
Questo romanzo oltre a leggerlo lo VEDI perché Genovese oltre che un abile scrittore è anche un ottimo registra, io ho adorato “Perfetti Sconosciuti”. In Supereroi si parla di rapporto di coppia e vi ritroviamo un po’ delle atmosfere di Perfetti Sconosciuti, ogni pagina è un fotogramma vediamo scorrere le scene che leggiamo, Genovese ha la capacità di dargli corpo, vigore, tridimensionalità, impattiamo le emozioni di Anna e Marco così diversi e proprio per questo così complementari, Lui razionale, ordinato, metodico e docente di Fisica lei creativa, disordinata, emotiva, incostante e disegnatrice di fumetti. La storia ha un ritmo cinematografico declinato alternando capitoli di oggi e capitoli di ieri in cui assistiamo alla nascita e all’evoluzione dell’unione Anna e Marco. Un rapporto in cui ognuno di noi può immedesimarsi perché Genovese lo rende reale tratteggiandone a perfezione le zone di luce e le zone di ombra. Alti e bassi, fraintendimenti, traguardi, mondi diversi che si scontrano e si ibridano creando un terzo mondo quello del rapporto di coppia. Il concetto principale che ci accompagna lungo tutta la storia e che ci serve da filtro per assimilare al meglio tutti gli avvenimenti è il tempo. Il fluire del tempo, il possedere il tempo, l’abitare il tempo in Coppia perché sottovoce Genovese ci dice che i supereroi, quelli veri, sono le coppie che “scelgono di scegliersi” nel flusso del tempo. I poteri dei veri supereroi non sono la velocità, l’invisibilità, la forza ecc...ma l’essere insieme, l’affrontare insieme le sfide negli anni senza mai dimenticarsi di essere singole persone che decidono di unire i propri “poteri” per creare qualcosa di magico e unico. Consiglio a tutte le coppie e non di leggere questo libro perché senza troppi giri di parole Genovese arriva al dunque rendendo visibili e concreti i pensieri e i dubbi che gravitano attorno all “identità coppia” di ognuno di noi.