FEDERICA FOTI, ‘VENTUNO'(Albatros editore, pag.171, euro 14,90. Prefazione di Barbara Alberti) Rabbia, dolore e autolesionismo come motore di una vita fuori dagli schemi.
La vita di una giovane donna che viene raccontata dalla scrittrice Federica Foti nel suo ultimo romanzo “Ventuno”. Una vita sigillata nell’autoreferenzialità di una disperazione latente, provocata da traumi insuperabili, con i quali la protagonista, di cui non viene detto neanche il nome, ha imparato però a convivere. Di lei e del suo fardello di tormenti si viene a conoscenza, in questo breve thriller, attraverso quello che la donna, giorno per giorno, racconta al suo analista. Storie piene di luci ed ombre e di molti eccessi. Non si sa se realmente vissute o riferite solo per catturare l’attenzione del medico che ascolta. L’uomo, che cerca di aiutarla, all’inizio distaccato e formale, si ritrova, infatti, sempre più coinvolto, sempre più invischiato e prigioniero nella ragnatela che, questa ‘donna-mantide’, bellissima e provocante, sembra aver voluto tessere, ad arte, intorno lui. Tanto che alla fine i loro colloqui diventeranno l’unica ragione di vita per lo psichiatra (anche di lui non ci viene detto il nome) che si trascina in un’esistenza volutamente grigia e triste all’interno di un nucleo familiare nel quale viene vissuto ormai come un corpo estraneo.
In questo romanzo dark, che riserva un finale a sorpresa, violenza e cinismo vengono esibiti come scudi per nascondere debolezze e fragilità inconfessabili.