“Le mie aspettative decisamente sopra la media, io che sopra la media non sono, né di altezza né di intelletto, spiegano il motivo per cui, vicino ai quaranta, mi ritrovo ancora sola. In una solitudine cercata, protetta, difesa, a tratti pesante e intrisa di oscurità, nella quale si nasconde un destino che vorrei luminoso ma le cui tapparelle sono, giorno dopo giorno, un po’ più abbassate. Come le mie palpebre, che cominciano a risentire della forza di gravità.” Ludovica, dopo la morte del padre ha cambiato città, casa, lavoro. E’ libera e autonoma. Tiene in piedi più relazioni, scevra da falsi moralismi e indifferente ai giudizi altrui. Una serie di eventi sconvolgeranno la sua vita, al punto da indurla, con un sofferto cammino introspettivo, a ritrovare se stessa e ad accettarsi per come è, fisicamente e caratterialmente, e non come gli altri pretendono che lei sia. Elisabetta Aldrovandi nasce in provincia di Modena nel 1973. Avvocato dal 2000, si occupa di diritto di famiglia, è docente di criminologia e vittimologia presso il Limec SSML di Milano ed è Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime. Appassionata di scrittura, esordisce con questo romanzo delicato, incentrato sulle relazioni interpersonali e i sentimenti, in cui l’accettazione di sé rappresenta il perno di una storia di intima quotidianità.
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